Fuga dall’autotrasporto: l’Italia cerca 20 mila autisti

In Italia ci sono 250 mila autisti di camion, ma all’appello mancano almeno 20 mila conducenti. Quelli attualmente in attività hanno età media 45-48 anni. Un problema che accomuna diversi Paesi europei: in Francia il deficit di autisti è stimato dalle associazioni di categoria in 22 mila persone, in Germania 45 mila.

Scarso appeal

Diventare autotrasportatore costa: il conseguimento della patente C, quella necessaria per guidare i mezzi al di sopra delle 3,5 tonnellate di peso, può significare un esborso tra 4.000 e 5.000 euro. Il lavoro dipendente non mette al riparo da rischi: «Sono numerosi i casi – dice Gino Angelo Lattanzi, responsabile dipartimento Sindacale Fita Cna Liguria – di aziende italiane travestite da società straniere»: imprese gestite da italiani, operative in Italia, ma con sede all’estero (solitamente Est Europa) con fiscalità meno aggressiva e soprattutto forza lavoro a buon mercato, con salari per i conducenti meno tassati e il 50% inferiori dei 2.000 mensili medi previsti dai contratti italiani. Secondo i dati della Conftrasporto, dal 2003 al 2015 il traffico in entrata su gomma delle imprese italiane è crollato del 60%, pari circa tre miliardi di fatturato perso, mentre la crescita di imprese di trasporti dell’Est Europa è aumentata del 700%. Sui 391 mila mezzi che circolano sulle strade italiane, la quota delle aziende del nostro Paese è scesa dal 32,7% al 12%, quella delle ditte dell’Est è cresciuta dal 7 al 53%. Nemmeno la scelta di avviare un’impresa autonoma in Italia risulta facile: ai costi di accesso alla professione si devono aggiungere quelli d’impresa, tra i quali il maggiore è necessariamente quello derivato dalla motrice. Il costo di uno di questi mezzi si aggira intorno ai 100 mila euro (mediamente le piccole imprese di autotrasporto dispongono di due motrici). C’è poi, tuttaltro che marginale, l’aspetto più sottilmente umano legato alla professione, difficilmente quantificabile in termini numerici ma facilmente intuibili: fare il conducente di una motrice significa affrontare la prospettiva di una vita in viaggio, spesso lontana dagli affetti, fisicamente dura, densa di responsabilità e talvolta pericolosa, non solo sulla strada ma anche nelle ore di riposo, complice la mancanza sull’intera rete infrastrutturale di adeguate infrastrutture per la sosta dei mezzi durante la notte e nei fine settimana.

Le soluzioni

«Certamente noi in questo senso saremmo a favore della la re-introduzione della leva militare obbligatoria» commenta Maurizio Longo, segretario generale di Trasportunito. Prestare servizio presso gli autieri dell’esercito infatti garantiva il conseguimento della patente C: e proprio la leva, finché è esistita, ha fornito per anni manodopera al settore. È poi stata richiesta da più parti la revisione delle norme sul cabotaggio, che Longo propone di sospendere tout court per tre anni. Leggi tutta la notizia

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