Non solo logistica ma anche scienza per essere unici.
Dalle prospettive dei flussi di traffico marittimo allo sviluppo dei trasporti e della logistica; dall’utilizzo delle energie rinnovabili ai nuovi orizzonti dell’innovazione tecnologica: sono questi alcuni dei temi affrontati nel corso del convegno ”Disegnare il porto del futuro: Horizon 2030”, conferenza di metà mandato del progetto europeo ”DocksTheFuture”, che si è aperta questa mattina a Trieste e che è promossa dall’azienda Circle e dall’Associazione portoghese ”Magellan – EU Affairs Consultancy” in collaborazione con l’Autorità di Sistema Portuale del Mare Adriatico Orientale.
”Se vogliamo essere molto competitivi”, ha detto intervenendo il presidente dell’Autorità di Sistema Portuale, Zeno D’Agostino, ”dobbiamo abbandonare l’idea che abbiamo di porto quale luogo in cui vengono unicamente caricate e scaricate merci, ma dobbiamo tenere a mente che si tratta di un luogo sul mare, dove è possibile sviluppare attività altamente innovative. E questo il porto di Trieste lo sta già facendo”. Una scelta, ha spiegato, ”che consente di non avere competitor sul mercato e essere unici”.
Dietro l’idea di DocksTheFuture, progetto di cui fanno parte quattro partner (Circle, lnstitute of Shipping Economics and Logistics di Brema, Magellan, Università di Genova, e la società belga Port Expertise (Belgio), ha spiegato il coordinatore del progetto, Alexio Picco, c’è la visione del porto del futuro, che deve essere più sostenibile, più connesso e più verde. In che modo e come farlo entro il 2030 è una scelta che riguarda non soltanto le risorse disponibili ma anche le idee in campo. Di qui il l’iniziativa DockTheFuture, presentata nel 2017 e approvata nel 2018 dall’Unione europea che ha stanziato un budget di 1,3 milioni di euro e che si concluderà nel 2020.
”L’obiettivo è dare diverse possibili strade e strumenti da percorrere e indicare alla Commissione Ue” che vadano in questa direzione, anche in termini di ricerca e sviluppo. ”L’innovazione nasce dall’ibridazione delle idee”, ha proseguito D’Agostino a margine dell’appuntamento. ”Dal mio punto di vista il futuro del porto è quello di andare nella direzione della ricerca scientifica”.
All’interno dello scalo giuliano, ricorda D’Agostino, ci sono esempi quali ”Saipem che qui ha un polo di robotica subacquea – in regime di punto franco – in cui vengono assemblati droni destinati alla manutenzione degli oleodotti e di cavi sottomarini”. In giro per l’Europa ci sono altri esempi virtuosi, ricorda dal canto suo il coordinatore di DocksTheFuture, Picco. ”Ci sono scali all’avanguardia – spesso sono quelli più grandi – che hanno più risorse da investire, per esempio sulla digitalizzazione – come Rotterdam e Amburgo – o sulla sostenibilità, come Bordeaux. Ma ci sono ‘perle’, come quello di Melilla, esempio virtuoso per il recupero di CO2″.
Fonte: ANSA