Genova, l’idea degli spedizionieri: «Un grande retroporto per la Valpolcevera»

L’obiettivo è quello di fare della Valpolcevera un retroporto di primo miglio per il primo scalo d’Italia e collegare le banchine del bacino di Sampierdarena con l’entroterra. Recuperare aree dismesse nella valle, creare nuovi posti di lavoro e consentire la nascita di nuove attività produttive collegate con il porto, permettendo all’intera zona di avviare una rinascita economica dopo il crollo di Ponte Morandi. La proposta è stata lanciata ieri, a Sant’Olcese, dagli spedizionieri genovesi durante il convegno che si è tenuto a villa Serra Pinelli. All’incontro – dal titolo “Il Porto sul Polcevera. La rinascita economica della Valle dopo il crollo del ponte Morandi” e organizzato dal Comitato Sì Terzo valico – sono intervenuti, tra gli atri, il direttore generale di Spediporto Giampaolo Botta, il sindaco Marco Bucci, il presidente dell’aeroporto Colombo e di Ascom Paolo Odone, il consigliere della Fondazione Ansaldo Francesco Valdevies e la dirigente dell’Autorità di sistema portuale di Genova-Savona, Laura Ghio.

«Abbiamo una visione ambiziosa del porto che abbracci banchine, aeroporto e Valpolcevera – spiega Botta – e proprio questa valle deve essere destinata a diventare una zona logistica semplificata, capace di fare da tramite tra il porto e le aree retroportuali». Secondo il direttore di Spediporto «il risarcimento della valle deve partire proprio dalla sua riconversione portuale in servizi alla merce ad alto valore aggiunto: ci sono decine di attività che qui potrebbero trovare sede e organizzazione». Durante il convegno, è emersa la necessità di un rilancio della Valpolcevera che è una delle aree, a livello produttivo, più critiche di tutto il Comune di Genova ma non solo visto che nella valle sono presenti anche altri comuni più piccoli rispetto al capoluogo come Campomorone, Ceranesi, Mignanego, Sant’Olcese e Serra Riccò. In Valpolcevera il tasso di disoccupazione arriva al 9%, la scolarizzazione al 44%, il reddito è di 19.463 euro (Pil) inferiore al 75% della media Pil dell’Ue. Tra i primi cinque quartieri con i più alti livelli di disagio sociale, inoltre, 4 appartengono alla valle. Per gli spedizionieri, per poter partire a livello normativo perché le istituzioni chiedano la creazione di una zona logistica semplificata, è prima necessario che i comuni coinvolti diano la disponibilità delle aree che possono essere messe a disposizione. «In Valpolcevera – ha detto Bucci nel suo intervento – ci sono 800 mila metri quadri di aree non utilizzate o usate male che possono essere messe a disposizione della zona logistica semplificata. Sono aree in parte di privati che vorremmo comprare come quella ex Mira Lanza».

da http://www.themeditelegraph.it

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