I trasporti internazionali in Italia sembrano procedere meglio o per lo meno la quota di mercato dei vettori residenti in Italia è aumentata, seppure di
poco, in tutti i settori. E in questo modo ha contribuito a far scendere il
disavanzo della bilancia dei trasporti mercantili dell’Italia di 5,5 miliardi
di euro. Lo dice la Banca d’Italia nella sua consueta analisi sui trasporti
internazionali nel nostro Paese. Entrando nel dettaglio, l’indagine verifica
anche l’andamento dei costi, altro elemento in grado di agire sulla riduzione del deficit sulla bilancia dei pagamenti, risultando in flessione. Più precisamente l’incidenza del costo del trasporto è passato dal 3,9% al 3% del valore delle merci esportate e importate (escludendo quelle movimentate tramite condotte). Anche se le diverse modalità hanno seguito andamenti diversi: la strada ha visto i costi rimanere stabili, anche se con una significativa eterogeneità in base al paese di origine o alla provenienza delle merci; nel trasporto ferroviario sono cresciuti, soprattutto nel settore container, anche se rimane su livelli bassi; nel trasporto aereo c’è stato un incremento in particolare rispetto alle esportazioni, dovuto al buon andamento della domanda; il trasporto marittimo ha visto un contenimento determinato per un verso dall’apprezzamento del tasso di cambio euro/dollaro (e la valuta americana è in genere quella con cui si calcolano i noli), per un altro dalla frenata del commercio mondiale. Tutto ciò si è concretizzato soprattutto nella seconda metà dell’anno, senza però toccare alcuni segmenti quali quello dei trasporti chimici e di quelli Ro-Ro, i quali hanno visto al contrario un aumento dei costi.
Come viaggiano le merci in import ed export? Per il 53% via nave, per il 27% via strada e per il 12% su ferro. Guardando agli anni passati si vede che
queste percentuali sono in discesa per il ferro e in crescita per la strada,
mentre se si guarda a «cosa si trasporta» si vede unaminore incidenza delle
materie prime. Ma andiamo a vedere più da vicino l’andamento dei costi nel trasporto stradale. Abbiamo parlato di stabilità, cosa che peraltro già si registrava negli anni passati. Anche se in realtà se si guardano più da vicino ci si accorge che i costi per le esportazioni sono rimasti tendenzialmente analoghi, perché quelli per l’importazione sono risultati in calo, così come i carichi completi hanno conosciuto un aumento, quando invece quelli parziali hanno registrato una diminuzione. Più precisamente i trasporti a carico completo a crescere sono stati quelli da/per la Germania e, in misura
minore, la Francia, mentre sono diminuiti quelli verso l’Europa orientale.
Nel trasporto ferroviario, invece, i costi medi, crollati dopo il 2008, stanno
lentamente tornando a crescere, anche se ancora distanti dai valori dell’inizio dello scorso decennio. Continua a diminuire la quota di mercato dell’ex monopolista, anche se la domanda di trasporto rimane bassa un po’
perché soffre la competizione della strada, un po’ perché strozzata da
deficienze infrastrutturali. L’incremento, comunque, ha riguardato in
particolare l’esportazione verso i paesi iberici, il Benelux, la Francia e
la Germania. Rispetto alle importazioni l’aumento è giustificata da una
crescita dei costi medi della ferrovia bulk, conseguenza soprattutto della
riduzione dei carichi medi trasportati piuttosto che dall’effettivo
incremento dei noli.
Infine, riguarda ai costi navali del trasporto container, nel 2018 si registra
una flessione: i costi in euro a tonnellata sono diminuiti di oltre il 10% in
entrambe le direzioni dei flussi, in parte per l’apprezzamento dell’euro sul
dollaro, in parte per l’aumento dei carichi medi trasportati per container, che ne ha ridotto l’incidenza per tonnellata.
da http://www.uominietrasporti.it