La notizia è stata accolta con un boato in piazza della Transalpina, dove si sono radunati gli abitanti delle due città di confine. Il luogo è particolarmente significativo poiché un tempo vi sorgeva un muro, che un po’ come quello ben più importante di Berlino simboleggiava la divisione dell’Europa in blocchi contrapposti.
E’ un segnale preciso che la scelta sia caduta su Nova Gorica e
Gorizia, il che permetterà di valorizzare i vari aspetti di un luogo
dall’identità complessa, che reca i segni della cultura italiana, di quella
slava e anche di quella germanica, poiché Gorizia è stata per lungo tempo, dal
XV secolo in poi, un centro di rilievo dell’Impero asburgico
Capitale Europea della Cultura è un titolo onorifico conferito ogni anno,
l’anno appena trascorso erano state Matera e Plovdiv, a due città appartenenti
a due diversi Stati membri dell’Unione Europea. L’obiettivo dell’iniziativa è
tutelare la ricchezza e la diversità della cultura europea, valorizzare le
caratteristiche comuni ai popoli e sviluppare un sistema che possa generare un
importante indotto economico.
Assieme a Nova Gorica e Gorizia, appena designate dal Comitato sloveno, per il
2025 la scelta è caduta su Chemnitz, città tedesca situata quasi al confine con
la Repubblica Ceca che ha subito gravissimi danni durante la Seconda guerra
mondiale.
«Oggi non hanno vinto solo Gorizia e Nova Gorica, ma ha vinto l’Europa», ha affermato il sindaco del capoluogo isontino, Rodolfo Ziberna, rivolgendosi alla presidente della giuria slovena, subito dopo la proclamazione. Senza dubbio si tratta di un altro atto del processo di riconciliazione tra Roma e Lubiana che ha visto un passo importante nello scorso luglio con l’incontro a Trieste fra il capo dello Stato Sergio Mattarella e il presidente sloveno Borut Pahor, che insieme hanno reso omaggio sia alle vittime slave del nazionalismo fascista sia a quelle italiane del comunismo titino.