La Brexit frena gli autotrasportatori italiani

Siamo già alla rinuncia del viaggio, dopo sole due settimane dal ripristino dei controlli e delle formalità doganali tra la Gran Bretagna e l’Unione Europea. L’uscita del Regno Unito dalla Ue frena l’autotrasporto merci e mette a rischio l’export di intere filiere industriali italiane, a partire dall’agroalimentare, fino all’automotive e alla componentistica. A risultare penalizzati sono soprattutto i prodotti ortofrutticoli, che richiedono tempi di consegna molto rapidi. «È difficile fare dogana», ammettono gli autotrasportatori.

 L’impatto

Le nuove procedure imposte dalla piena applicazione della Brexit, in vigore dal 1° gennaio 2021, stanno aumentando in modo significativo il costo del trasporto stradale da e per la Gran Bretagna. Dice Andrea Manfron (Fai-Conftrasporto): «Secondo le prime stime, il costo al chilometro, a fronte di una media precedente che oscillava tra 1,5 e 3 euro per un viaggio spot, di fatto è già raddoppiato». Incalza Antonio Laghezza, imprenditore spezzino della logistica e presidente di Confetra Liguria: «Un camion costa in relazione a quanto sta in moto. Più il tempo passa e più costa. E con la Brexit i tempi di trasporto si sono allungati di molto. Certi settori, penso all’alimentare, non sopportano un allungamento nelle tempistiche. Il problema, per il made in Italy diretto in Gran Bretagna, è evidente».

Non c’è solo un allarme da parte degli operatori della logistica sui costi del trasporto, ma anche su adempimenti e verifiche doganali, che rallentano i flussi di merci in entrata e in uscita dal mercato britannico e creano difficoltà rispetto al passato. Nei giorni scorsi alcune associazioni europee di autotrasportatori hanno informato la Road Haulage Association (Rha), l’associazione degli autotrasportatori britannici, che diversi associati stanno addirittura rifiutando viaggi verso la Gran Bretagna.

Nodo documentazione

Uno dei problemi, non solo dei vettori stranieri ma degli stessi britannici, è comprendere come compilare la documentazione doganale per l’accesso in Gran Bretagna. E tra le imprese che rinunciano ai viaggi verso Londra ci sarebbero anche degli autotrasportatori italiani, soprattutto imprese di piccole dimensioni, spaventati dalla complessità delle procedure. Lo spiega Thomas Baumgartner, presidente di Anita (Confindustria) e titolare del gruppo Fercam, una delle maggiori imprese italiane di autotrasporto: «L’Inghilterra si è presentata all’appuntamento con la Brexit e con il 1° gennaio totalmente impreparata. Le dogane inglesi non sono assolutamente in grado di fronteggiare la mole dei nuovi adempimenti richiesti con l’abbandono del mercato unico. Ci sono autisti che sbarcano in Inghilterra e si devono letteralmente arrangiare sul posto per svincolare la merce. I gruppi più grandi e attrezzati come Fercam, che è presente in gran Bretagna con proprie filiali, sono in grado di fronteggiare l’emergenza e svincolare le merci in tempo veloce. Ma i più piccoli vanno in sofferenza e alcuni preferiscono rinunciare». Osserva Laghezza: «Nel tempo potremmo assistere a un mutamento nella composizione dei flussi di merce diretti verso il Regno Unito. Si rischia un vero e proprio effetto sostituzione, che potrebbe penalizzare alcuni settori merceologici italiani». Leggi tutta la notizia

Fonte: IL SOLE 24 ORE

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