Acciaio, nel 2022 più domanda europea e meno costi

Le previsioni dei produttori che rilanciano l’allarme sulla transizione green. «Impossibile soddisfare la domanda di energia solo con le rinnovabili»

FEDERICO PIAZZA 10 FEBBRAIO 2022

da Nordest economia

Nel 2022 crescerà la domanda europea di acciaio. E inizieranno a scendere i costi di logistica e materie prime, anche se non di molto. Ma sulla logistica si chiede un totale cambio di paradigma, con la necessità di passare dal sistema just in time a quello just in case con prodotti stoccati per compensare eventuali riduzioni dei flussi. Mentre sul tema dell’energia, la sfida della transizione green non può focalizzarsi solo sulle rinnovabili e trascurare gli investimenti su altre tecnologie e fonti, come in primis il gas, né deve penalizzare i produttori siderurgici europei rispetto ai concorrenti mondiali.

Questo è ciò che emerge a inizio febbraio dalla fotografia scattata dalla community di settore Siderweb sulla congiuntura dell’industria siderurgica nazionale. L’analista Gianfranco Tosini prevede che per i costi «tra il 2022 e il 2023 si registrerà una decelerazione della crescita e questo determinerà minori tensioni sia sulle materie prime sia sulla logistica (esclusi rottame e carbone), mentre gas ed energia elettrica rimarranno sotto pressione e potrebbero iniziare a scendere nella seconda metà di quest’anno, ma molto probabilmente resteranno su livelli superiori a quelli pre-pandemia almeno fino al 2024».

Per quanto riguarda le materie da cui si produce l’acciaio, nota Emanuele Norsa, editor di Kallanish e collaboratore Siderweb, «da un lato abbiamo assistito al rimbalzo del minerale ferroso dopo la caduta nel secondo semestre del 2021, mentre dall’altro il rottame è stato meno volatile ed è rimasto vicino ai massimi».

Sul tema della logistica, invece, Tosini sottolinea: «Il sistema del just in time, cioè produrre in funzione della domanda e far viaggiare le merci senza necessità di stoccaggio, è in crisi e si dovrà passare al just in case, cioè con magazzini più grandi per lo stoccaggio così da compensare eventuali riduzioni dei flussi. Questo salto consentirebbe al sistema di riuscire ad adattarsi alle esigenze del mercato indotte da eventi straordinari, come appunto una pandemia».

Per la domanda di acciaio in Europa, secondo Norsa «le prospettive sono positive e la richiesta sarà in crescita, con il settore dei piani che dovrebbe performare meglio rispetto a quello dei lunghi». Ma nel mercato globale cruciale è il peso della Cina, di gran lunga primo produttore e consumatore mondiale. Norsa evidenzia come nel 2021 si sia assistito a una contrazione della domanda cinese di acciaio (- 5% rispetto al 2020), con in previsione -3,4% per la domanda apparente (consegne delle acciaierie più import, meno export) e -1,3% per la domanda reale nel 2022: «Per la siderurgia cinese rimangono aperte le questioni legate all’impatto della crisi immobiliare, del Covid e delle limitazioni all’export nonostante la diminuzione della domanda interna. Da queste dipenderanno le sue sorti nel 2022».

Anche Antonio Gozzi, presidente di Duferco Italia Holding, si aspetta una stabilizzazione su prezzi dell’energia più alti rispetto a quelli pre-pandemia. Mentre sulla transizione green «si sta aprendo una riflessione sul fatto che non possiamo risolvere la situazione europea solo con le rinnovabili. Queste, infatti, non possono bastare per decarbonizzare il continente, ma vanno affiancate da altre risorse e da altre tecnologie. Perciò, dobbiamo renderci conto che il gas rappresenta la fonte ci accompagnerà in questo passaggio epocale, perché può essere abbattuto e neutralizzato attraverso la tecnologia del Carbon Capture».

Gozzi sottolinea poi l’impatto sulla competitività internazionale: «Non è possibile che l’Europa imponga alle proprie imprese costi extra di ambientalizzazione e poi le lasci affrontare il libero mercato, dove ci sono competitor che questi costi non li subiscono. È evidente che servirà mantenere misure di Salvaguardia per fare in modo che interi settori industriali strategici non scompaiano nel processo di transizione green. Una giusta linea mediana va trovata, altrimenti le conseguenze saranno pesanti».

nordesteconomia@gedinewsnetwork.it

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