di Andrea Lombardo
Se è vero che la linea di sviluppo e dell’export, da alcuni anni, si è spostata a nord-est, allora si può comprendere il danno che l’economia italiana subisce a fronte delle reiterate limitazioni che l’Austria pone al traffico merci in Tirolo.
Ciò a dispetto delle liberalizzazioni comunitarie e del tante volte declamato principio della doverosità del superamento delle frontiere doganali per favorire la libera circolazione delle merci, almeno in territorio europeo.
Una diversità di impostazione politica del transito delle merci tra Italia ed Austria che di fatto vincola il superamento dei confini nazionali e rischia di pregiudicare l’interscambio tra l’Italia ed i paesi limitrofi per un valore di circa 214 miliardi di euro l’anno.
Si tenga a tale proposito presente che il passaggio al passo del Brennero è fondamentale per il collegamento con i mercati del Nord Europa e, proprio in considerazione della sua importanza, si sta realizzando un opera come il tunnel che dovrebbe superare le distorsioni politiche in atto tra le parti.
Non è però possibile attenderne l’ultimazione, peraltro prevista per il 2034 anche se quasi l’88% dello scavo relativo ai 44 chilometri di gallerie sul versante italiano è già stato effettuato, rinunciando, nel frattempo, a sfruttare da subito le potenzialità offerte dal trasporto sia su ferro che su gomma.
La tutela ambientale
Quasi sempre, le misure restrittive imposte dal Tirolo Austriaco sono state giustificate con la necessaria tutela dell’ambiente e la salvaguardia della salute.
Una linea da sempre contestata dalle associazioni italiane dell’autotrasporto e dalla maggior parte degli organismi coinvolti.
In effetti, si dice, non è stato mai dimostrato un reale rapporto di causa ed effetto tra l’introduzione delle restrizioni al transito dei mezzi adibiti al trasporto merci, e un miglioramento della qualità ambientale in termini di inquinamento.
Anzi, l’introduzione di motorizzazioni a basso impatto ambientale, Euro Sei o alternative a Gag Naturale Liquefatto (GNL) ed il forte ricambio del parco autoveicoli da parte delle imprese logistiche, con l’assunzione di indiscutibili oneri economici, ha da tempo posto in secondo piano il problema delle loro responsabilità come fonti delle emissioni nocive.
Ne sono prova le stazioni di rilevamento della qualità dell’aria poste lungo la valle dell’Inn in Tirolo che non hanno più registrato segnali di superamento di quella soglia di emissioni limite posta dalla normativa europea.
Divieti a senso unico
A rendere ancora più complessa la situazione, v’è poi l’atteggiamento delle autorità austriache che hanno posto unilateralmente una serie di restrizioni al traffico merci e all’operatività.
In particolare, la gamma dei vincoli posti dalle istituzioni del Tirolo austriaco spaziano dal divieto di transito notturno al pedaggio autostradale da pagare in misura doppia se in orario notturno, dall divieto di transito la mattina del sabato ai divieti settoriali per alcune tipologie di merci e per alcune operazioni di carico e scarico in determinate zone.
Appare inoltre discriminante che tali divieti non vengano applicati per i viaggi da e verso il Tirolo, così come la facilità di aggirare le norme per i vettori locali.
Il ricorso alla Commissione Europea
Il superamento di tutte le problematiche emerse sia per il trasporto merci su strada, sia per il pieno utilizzo dell’infrastruttura ferroviaria che attraversa il Brennero, non può essere affidato alle singole nazioni ma necessita di una presa di posizione da parte dell’Unione Europea.
Intervento stimolato dalla Comunità d’azione ferrovia del Brennero (Cab), organismo che da oltre trenta anni promuove azioni per il potenziamento della ferrovia ed il miglioramento del traffico ferroviario tra Monaco e Verona.
Anche le Associazioni italiane dell’autotrasporto hanno presentato un ricorso alla Corte di Giustizia Europea per stigmatizzare il comportamento, a loro giudizio, assente e caratterizzato dalla mancanza dei necessari interventi, tenuto dalla Commissione Europea in questi anni, minacciando un’azione legale per la violazione dei principi di libera circolazione delle merci ed equa concorrenza nell’UE.
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