A Piacenza il summit della logistica e mobilità con focus sull’idrogeno, carburante del futuro prossimo

‘I trasporti di fronte alle sfide della decarbonizzazione’ è il titolo della tavola rotonda organizzata giovedì 18 maggio da Ship2Shore nell’ambito della 3-giorni di Hydrogen Expo, fiera-evento che ha già riscosso l’adesione di 7mila partecipanti dall’Italia e dall’estero.

di Angelo Scorza

Cade a puntino il grande evento che è in fase finale di allestimento a Piacenza (e già con significativo record di adesioni) presso il quartiere fieristico, organizzato da Mediapoint & Exhibitions di Genova: dal 17 al 19 maggio si terrà la 2ª edizione della Hydrogen Expo, innovativa fiera italiana dedicata al comparto tecnologico per lo sviluppo della filiera dell’idrogeno, nei grandi spazi di Piacenza Expo, proprio nei pressi dell’uscita di Piacenza Sud al nodo autostradale A1-A21.

Nella nostra società odierna protesa a raggiungere un equilibrio di ecocompatibilità con obiettivi sostenibili – un diktat diventato ormai una sorta di mantra, che per il settore dei trasporti si traduce nella ferrea necessità di decarbonizzare tutte le modalità, con soluzioni diverse e gradualità progressive, entro le due grandi scadenze del 2030 e del 2050 poste dalla comunità europea e mondiale – non si parla ormai d’altro, quotidianamente, che di ‘emissioni zero’.

Per raggiungere un traguardo che parrebbe ovvio, ma che invece abbiamo scelleratamente perso di vista per decenni sin dai tempi della rivoluzione industriale, fino al punto di essersi accorti solo in questo inizio di millennio – fase epocale di grandi trasformazioni ed enormi capovolgimenti di un mondo che eravamo abituati a guardare assai stabile e ben strutturato – che non esiste un Piano B semplicemente perché non esiste un Pianeta B (sintetizzato in inglese “No plan(et) B”), si inseguono varie ipotesi di lavoro.

In ambito trasporti, e per quanto concerne tutte le modalità e vettori ‘pubblici’ e privati in circolazione nelle diverse flotte aziendali e non – navi, aerei, camion, treni, autovetture – si sono via via succedute differenti ipotesi di lavoro. Oltre a cercare di ‘salvare il salvabile’, ovvero applicare dispositivi ‘ecologici’ ai motori a scoppio già esistenti – dalle antiche marmitte catalitiche per le vetture private ai moderni ‘scrubber’ per motori marini sulle navi commerciali – si è pensato dapprima di cambiare la composizione dei fuel tradizionali più impattanti (per passare dalle pesanti nafte agli attuali LSFO low suplhur fuel oil), per poi passare a soluzioni più radicali e drastiche: cambio di carburante.

E così, avendo cominciando ad abbandonare il vecchio corso per abbracciare il new deal – anche se la dura realtà dei fatti, in parte contingenti e imprevedibili, quali le questioni geopolitiche e le gravi crisi negli scambi e rapporti internazionali che ne conseguono, costringono a non mettere in naftalina del tutto i tradizionali e inquinanti combustibili fossili (dal petrolio al carbone), da tempo si guarda a nuove frontiere: GNL, biogas, batterie elettriche, metanolo, idrogeno, idriogeno verde, eolico, fotovoltaico, nucleare ecc. sono le soluzioni via via più indicate, e che paiono avvicendarsi al comando nel ranking delle preferenze globali.

Dunque, tra tali fuel innovativi, in questo anno 2023 – forse il primo del ritorno alla normalità (più che al new normal) dopo il tragico triennio pandemico – pare godere della massima popolarità proprio quello oggetto della kermesse emiliana, che ha assunto, ‘tanto’ (e non poco) alla volta, crescendo a dismisura, contorni forse inaspettati come successo già a priori anche dagli stessi organizzatori riguardo al numero di partecipazioni e ai suoi contenuti: ovvero ai temi delle diverse tavole rotonde, congressi e workshop che caratterizzeranno le 3 giornate piacentine dell’idrogeno.

Circa queste ultime, un ruolo centrale potrà averla quella che si terrà la mattina del 18 maggio, organizzata da Ship2Shore, che avrà come titolo, quasi scontato: “I trasporti di fronte alle sfide della decarbonizzazione”, con sottotitolo: “L’idrogeno come fuel ideale della catena logistica: vettori e operatori e le scadenze del 2030 e 2050”.

Fra i relatori attesi a discutere questa pregnante tematica vi saranno esperti che rappresentano anelli diversi della catena logistica e ruoli traversali, fra cui i delegati di; Ricardo, FHP Holding, Renantis, Assarmatori, Ecospray (Gruppo Carnival), DBA, RINA, FIM-CISL, SNAM, Provincia di Mantova – che ha appena presentato il progetto di Hydrogen Valley – Gruber Logistics e Isotta Fraschini (Gruppo Fincantieri).

D’altronde la mobilità a idrogeno è di certo una delle chiavi di volta per centrare gli ambiziosi obiettivi previsti dal Green Deal dell’Unione Europea, in base a cui i Paesi Membri sono chiamati a ridurre del 55% le emissioni di CO2 entro il 2030 nonchè a raggiungere il ‘net-zero’ entro il 2050. Anche perciò l’utilizzo di questo gas leggero nei trasporti su gomma, ferro, acqua, aria sarà uno degli argomenti cruciali nel fittissimo palinsesto in calendario questa settimana a Piacenza Expo.

Da tale palco privilegiato si potranno analizzare progressi e ostacoli esistenti al processo di decarbonizzazione dei trasporti e della logistica già in corso, nel quale, sfortunatamente, il nostro Paese sconta un forte ritardo rispetto ai principali competitor europei, come Germania e Paesi Bassi.

Invero, qualcosa si sta muovendo, come testimoniano i 36 progetti appena approvati dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti (MIT) per la costruzione di stazioni di rifornimento a idrogeno sul territorio nazionale, per complessivi 103,5 milioni (il target comunitario è di una stazione di servizio a idrogeno ogni 200 km sulle principali direttrici di comunicazione entro il 2031).

I convegni organizzati alla kermesse piacentina da Mediapoint & Exhibitions toccheranno temi trattati dalle principali organizzazioni e dalle maggiori imprese della filiera dell’idrogeno inerenti tutti gli aspetti della mobilità green, fra cui l’ancora faticoso passaggio dal motore endotermico a quello a idrogeno, che sarà affrontato durante l’incontro organizzato da Tredlab.it: “La transizione ecologica e la decarbonizzazione per i motori endotermici”.

Si rifletterà invece sui ritardi negli investimenti infrastrutturali dell’Italia rispetto agli altri Paesi dell’Unione durante il convegno organizzato da H2 South Tyrol by IIT: “La decarbonizzazione della filiera della mobilità e del trasporto in Italia. Esperienze e strategie a confronto”.

Inoltre, un’approfondita analisi della diffusione dell’idrogeno nel settore ferroviario a livello globale sarà offerta durante il meeting: “Hydrogen and railways: a global perspective”.

Chiuderà il programma dedicato alla mobilità il convegno “La transizione energetica nel mondo dei trasporti: dagli elettrici a batteria ai camion ad idrogeno”.

Come detto, questo evento – prima ancora di iniziare – sta già facendo segnare record importanti, a cominciare da quello della vasta e articolata partecipazione: ad oggi sono già oltre 7mila i visitatori registrati e accreditati che varcheranno nei tre giorni i tornelli del padiglione fieristico allestito con oltre 150 stand di aziende ed enti.

“Siamo molto soddisfatti della crescita esponenziale del nostro evento, sia per il numero di espositori che per il numero degli operatori già preregistrati a visitare la mostra piacentina, anche perché interessati alle tematiche dei numerosi convegni che si terranno durante i 3 giorni di apertura, in riscontro all’intensa campagna di comunicazione che stiamo effettuando sia noi organizzatori che le 30 Associazioni di categoria che supportano la fiera e i singoli espositori” dichiara Fabio Potestà, numero uno di Mediapoint & Exhibitions, organizzatore di Hydrogen Expo.

Gli occhi dell’Italia guardano all’idrogeno, nuovo fuel per l’equilibrio sostenibile della Terra

Ci sono dati oggettivi, studi e ricerche a confermare il grande momento che sta vivendo l’idrogeno nelle sue diverse declinazioni e come materia di studio.

L’Italia guarda sempre più attentamente allo sviluppo di esso come fonte di energia attuale (e non solo futura), emerge da un sondaggio svolto da Centrica Business Solutions su un panel mondiale di 500 aziende operanti in 7 differenti settori – food & beverage, sanità, ospitalità viaggi e turismo, farmaceutico, manifatturiero, industria pesante e orticoltura – e 5 Paesi: Regno Unito (24%), Irlanda (16%), Paesi Bassi (20%), Italia (20%) e Ungheria (20%).

La Provincia di Mantova – tra i relatori al convegno di Ship2Shore – ha varato la Hydrogen Valley
La Provincia di Mantova – tra i relatori al convegno di Ship2Shore – ha varato la Hydrogen Valley

Il 77% dei manager intervistati ha dichiarato di aver già implementato o di voler implementare tecnologie hydrogen-ready, come unità di cogenerazione, al fine di ottimizzare i consumi energetici e ridurre le emissioni di CO2; oltre un quarto (27%) prevede di farlo nei prossimi due anni.

Quasi un intervistato su dieci (8%) ha già installato un impianto di cogenerazione, il 69% sta valutando, sperimentando o ha in programma di implementare tale tecnologia; il dato sale al 73% per l’Italia, Paese (insieme al Regno Unito) in cui la cogenerazione a idrogeno è destinata a diffondersi più velocemente.

I dati emersi secondo il sondaggio Centrica suggeriscono che i vantaggi in termini di costi e di risparmio di emissioni associati a questa tecnologia sono considerati interessanti da molte aziende.

Principale fattore che spinge a investire nell’idrogeno è il costo: un terzo (33%) delle aziende ritiene che sarà un costo più prevedibile da inserire nei propri piani rispetto ai combustibili alternativi.

Un’altra ricerca, quella condotta da Osservatorio H2IT – giunto alla 2° edizione e realizzato congiuntamente dalla Direzione Studi e Ricerche e dall’Innovation Center di Intesa Sanpaolo per conto dell’Associazione Italiana Idrogeno, le cui 120 aziende associate (in rappresentanza di tutta la catena del valore dalla produzione agli utilizzi) hanno costituito il campione dello studio – mostra risultanze egualmente interessanti. La filiera italiana dell’idrogeno viene descritta come “ancora giovane, ma desiderosa di crescere e pronta a farlo con l’obiettivo di assicurarsi un posto di primo piano a livello continentale.

I numeri sul comparto idrogeno italiano fanno emergere il ruolo chiave degli investimenti pubblici, 3,64 miliardi di euro stanziati nel PNRR per sviluppare l’ambito.

Ma ci sono anche quelli privati: il 65% delle aziende nel 2022 ha incrementato gli investimenti sull’idrogeno, il 70% dei quali finanziati attraverso fondi propri, mentre il 22% è coperto da fondi europei, nazionali o regionali.

Il 71% degli intervistati indica la ricerca e sviluppo come strategia d’investimento prioritaria, davanti alla formazione e all’assunzione di nuove risorse (58%); il 71% ha un centro di ricerca interno dedicato all’idrogeno, percentuale è destinata a salire al 78% nei prossimi anni.

Gli investimenti si traducono in innovazioni e brevetti: negli ultimi 5 anni il 36% ha ottenuto un brevetto o è in procinto di farlo; il valore è dell’85% tra chi si occupa di produzione.

È alta la correlazione tra investimenti e innovazione: la metà delle imprese ha raggiunto un alto livello di maturità tecnologica nell’idrogeno; elevata anche la partecipazione a bandi, col 56% delle imprese che ha partecipato a bandi europei, ottenendo finanziamenti nel 65% dei casi (il 20% è in attesa dell’esito). Tra quelli internazionali, i bandi Horizon 2020, Horizon Europe, FCH JU e Clean Hydrogen Partnership; in Italia il 51% ha partecipato ai bandi del PNRR e il 33% è coinvolto nell’iniziativa IPCEI.

L’andamento economico della filiera vede il fatturato 2022 chiuso con segno positivo (71%); il 58% ha incrementato il giro d’affari dell’attività dedicata all’idrogeno, per il 45% il coinvolgimento nel mercato dell’idrogeno non è pregiudicato dal contesto attuale – gravato da inflazione, crisi energetica, conflitto in Ucraina – e il 35% ci vede nuove opportunità di business e sta quindi accelerando gli investimenti.

Per il 64% del campione le partnership interaziendali sono il modo migliore per crescere in ottica di innovazione collaborativa, seguite da quelle con le Università (60%) e dai tavoli di lavoro nazionali/internazionali (49%).

Le aziende guardano con attenzione alla formazione interna e alle nuove assunzioni; il 42% aumenterà i profili di project manager entro fine 2023 e punterà sul reclutamento di tecnici specializzati (49%), il cui reperimento sul mercato è complesso in gran parte dei casi. Un’impresa su due ricerca figure junior da formare (47%) e project manager (42%); seguono le figure specializzate in ambito green (35%) e i tecnici di laboratorio (22%).

I settori che cresceranno di più da qui al 2030 secondo le aziende sono proprio la mobilità (85%), seguita dai settori hard-to-abate (67%) e lo storage di elettricità rinnovabile (55%).

Nel Nord Italia si concentra la catena del valore; la Lombardia ospita imprese che realizzano il 60% del fatturato da idrogeno italiano.

Le aziende intervistate soffrono la mancanza di un quadro normativo chiaro (78%), l’incertezza di una domanda di mercato non ancora definita (64%) e la questione delle autorizzazioni (53%) e della burocrazia (51%). Per superare tali criticità esse chiedono la definizione di normative e regolamenti nazionali (58%), piani strategici nazionali (55%) e maggiori investimenti per stimolare la domanda (45%) e quelli in infrastrutture (42%).

Questo elemento è stato inserito in News. Aggiungilo ai segnalibri.