Il nearshoring scopre nuovi mercati

Gli anni del Covid-19 hanno innegabilmente messo a nudo la vulnerabilità della filiera delle forniture logistiche, acuita poi da una serie di eventi eccezionali quali il conflitto tra Russia e Ucraina, l’accentuarsi delle tensioni geopolitiche, la crisi energetica e delle materie prime.

Le ricadute sulle produzioni e sul commercio globale hanno portato a rivedere il concetto di base, fino ad allora dominante, che assegnava alla Cina il ruolo di fabbrica del mondo in virtù della presenza di produttori locali a basso costo e di una struttura logistica costruita nel tempo ma ormai rodata ed efficiente.

Un’ulteriore elemento di riflessione è stato poi l’incremento dei costi di trasporto con particolare riferimento ai noli dei container che hanno messo a rischio sia la certezza dei tempi di approvvigionamento sia l’economicità delle operazioni.

Il nearshoring, alternativa a fenomeni più complessi rappresentati dal reshoring, ha portato a considerare le potenzialità di alcune economie emergenti nel continente asiatico quali il Vietnam e, soprattutto, l’India.

Vietnam

Il paese asiatico dispone dei vantaggi del first mover e sta attirando l’interesse di numerose aziende che intendono spostare in toto o in parte le loro produzioni dalla Cina.

Negli ultimi decenni, il Vietnam ha registrato una significativa crescita economica essendo uno dei primi paesi asiatici ad aprire le proprie porte all’economia di mercato così da attrarre investimenti stranieri diretti e stabilire relazioni commerciali vantaggiose con altre nazioni.

Grazie alla presenza di abbondante manodopera a basso costo è diventato un importante hub manifatturiero con il vantaggio di poter contare su catene di approvvigionamento consolidate in vari settori.

Da tener presente che il costo del lavoro risulta spesso inferiore rispetto a molti altri paesi compresa la Cina e ciò rappresenta un innegabile vantaggio competitivo.

Il Vietnam, inoltre, gode di una stabilità politica ed economica, ed ha adottato nel tempo politiche volte a promuovere gli investimenti stranieri, offrendo incentivi come agevolazioni fiscali, esenzioni tariffarie e facilitazioni per la gestione delle operazioni commerciali. 

Come risultato di ciò, molte aziende, soprattutto nel settore manifatturiero, hanno spostato parte delle loro operazioni in Vietnam. Ad esempio, alcuni importanti produttori di apparecchiature elettroniche hanno stabilito impianti di produzione nel paese, beneficiando della combinazione di costi del lavoro bassi e competenza tecnica locale.

Alcuni esempi includono Samsung, che ha aperto diverse fabbriche di produzione di smartphone e altri dispositivi in Vietnam, e Intel, che ha investito nel settore dei semiconduttori nel paese.

India

Sempre più, l’India, si va proponendo come un’opzione attraente per il nearshoring in virtù delle sue alte potenzialità e per i vantaggi che offre.

I punti chiave sono rappresentati dalla disponibilità di una forza lavoro giovane e qualificata per la presenza di ingegneri, programmatori, professionisti, in particolare nel settore dell’IT.

Queste competenze risultano vantaggiose soprattutto per le aziende che cercano di spostare operazioni di produzione ad alto valore aggiunto o attività di ricerca e sviluppo.

L’India, inoltre, dispone di un’industria manifatturiera in crescita e sta cercando attivamente di attrarre investimenti stranieri. 

Il governo indiano ha lanciato l’iniziativa “Make in India” per promuovere la produzione locale e agevolare gli investimenti nel settore, oltre a sviluppare specifici corridoi industriali e zone economiche speciali per facilitare le operazioni di produzione. Ha poi introdotto incentivi fiscali per chi decide di investire localmente e la promessa di una indispensabile semplificazione dei processi burocratici. 

L’India offre opportunità di nearshoring in diversi settori, come l’elettronica, l’automotive, l’abbigliamento, i prodotti farmaceutici, l’ingegneria, l’energia rinnovabile e altro ancora. Il paese ha dimostrato una notevole capacità in molti comparti, acquisendo l’esperienza necessaria, con alcune aziende indiane che hanno ottenuto successo a livello globale.

Infine, il paese asiatico presenta un vasto mercato interno con oltre 1,3 miliardi di persone. 

Questo offre un’enorme opportunità per le aziende che desiderano stabilire una presenza produttiva in India anche per soddisfare la domanda interna e utilizzare il paese come piattaforma per l’esportazione verso altri mercati asiatici.

La valutazione di un investimento nel paese deve comunque considerare la complessità burocratica che sovente ha agito da deterrente, le infrastrutture logistiche ancora in via di sviluppo e il forte divario tra aree urbane e rurali.

Fonte Logistica news di Andrea Lombardo

Questo elemento è stato inserito in News. Aggiungilo ai segnalibri.