La via della seta che ha unito il mondo

In Italia si sta discutendo molto in questo periodo sulla volontà di uscire dal memorandum d’intesa sulla Belt and Road Initiative (Bri), in allegatofirmato dal governo italiano nel 2019 per sviluppare nuove rotte commerciali con la Cina, accordo voluto allora dal Governo Conte 1. Ma, senza entrare nel merito di dispute economiche, politiche e strategiche perché parliamo di Via della seta e cosa è stata questa rotta commerciale nel passato.

Un errore molto comune è considerare la Via della Seta come se fosse una unica via.

In realtà si tratta di una sterminata e complessa rete di itinerari commerciali che collegavano la Cina e l’Estremo Oriente con l’Occidente viaggiando attraverso l’Asia Centrale.

La storia della Via della Seta affonda le sue radici storiche nel lontano II secolo a.C. e da allora si è evoluta e ampliata fino ad arrivare ad un totale di circa 8000 km di percorsi via terra a cui si aggiungono anche quelli via mare e via fiume.

L’espressione “Via della Seta”, pur etichettando rotte così antiche nel tempo, è stata coniata solo di recente; per la maggior parte della loro lunga storia, queste strade non hanno avuto un nome specifico.

Nel 1877, circa 142 anni fa, il geografo e viaggiatore tedesco, barone Ferdinand von Richthofen, nell’introduzione del suo libro Diari dalla Cina nominò la rete commerciale e di comunicazione “Die Seidenstrasse” ovvero “la Via della Seta”.

Sebbene siano passati quasi 600 anni da quando la Via della Seta è stata chiusa dall’impero Ottomano (come verrà spiegato in seguito), queste rotte commerciali hanno avuto un impatto immenso e duraturo sullo sviluppo delle antiche civiltà e soprattutto sulla nascita del mondo così come lo conosciamo.

Il costante movimento e incontro di popolazioni diverse ha portato alla trasmissione di conoscenze, idee, culture, religioni e credenze, che hanno avuto profonde ripercussioni sulla storia e sulle civiltà dei popoli europei e asiatici.

Ancora oggi la Via della Seta continua ad evocare fascino e mistero tanto da far convergere il desiderio di migliaia di avventurosi nell’esplorazione delle principali città che sorgono sull’antico percorso commerciale.

Storia della Via della Seta: dai Persiani a Roma

La Via della Seta venne battuta per la prima volta – la prima della quale si hanno tracce ufficiali – durante la dinastia Han, intorno al I secolo a.C., anche se, secondo gli storici, le sue origini sono ancora più antiche e risalgono addirittura al lontano impero persiano.

La Via Reale Persiana

Intorno al V secolo a.C., durante l’impero persiano Achemenide, venne istituita la Via Reale Persiana: 3mila km di strade che correvano dall’odierno Iran fino al mar Mediterraneo, passando per la Turchia di oggi.

La Via Reale Persiana diverrà una delle arterie principali della Via della Seta.

Alessandro Magno conquistò l’Impero Persiano e ampliò i confini della Via al Pakistan, all’Afghanistan fino all’odierno Tagikistan nella Valle di Fergana in cui fondò, nel 329 a.C. la città Alessandria Eschate (l’ultima Alessandria).

La Via Reale Persiana divenne così il primo collegamento della storia tra Oriente e Occidente.

La nascita della Via della Seta

Come abbiamo detto la Via della Seta trae le sue origini ufficiali dalla centenaria dinastia cinese degli Han (206 a.C.- 220 d.C.).

Nel 138 a.C. l’imperatore cinese Wudi inviò l’emissario Zhang Qian verso l’estremo Ovest in cerca di alleati per sconfiggere il popolo degli Xiongnu che minacciava gli estremi confini settentrionali e occidentali dell’impero.

La spedizione fu un fallimento perché Zhang Qian venne catturato e imprigionato dagli Xiongnu e la sua prigionia durò per 13 anni. Durante questo viaggio, però, l’emissario dell’imperatore venne a contatto con molti popoli e culture diverse dell’Asia Centrale.

In particolare, conobbe le popolazioni che designò con il nome “Dayuan” o i “Grandi Yuan” nella Valle di Fergana. Questi altro non erano che i discendenti della cultura ellenica fondata da Alessandro Magno in Asia Centrale.

Ci fu così uno tra i primi e più importanti contatti tra la società urbanizzata indoeuropea e la Cina.

 Zhan Qian rimase affascinato dai cavalli di Fergana, molto più grandi e forti di quelli orientali. Inoltre, l’emissario sapeva che la seta, prodotta da molto tempo in Cina, poteva essere un’ottima merce di scambio.

Così, semplicemente scambiando la seta per i cavalli, ebbe inizio la storia della Via della Seta. Con il cavallo superiore di Fergana, la dinastia Han sconfisse gli Xiongnu.

Questo successo ispirò l’Imperatore Wudi a meditare su quale altro beneficio si potesse ottenere attraverso il commercio con l’Occidente.

Iniziarono così una serie di spedizioni e scambi diplomatici, militari e commerciali tra l’Oriente e l’Occidente che gettarono le basi di quella che quasi due millenni più tardi sarebbe stata chiamata la Via della Seta.

La passione romana per la seta cinese e la fine della Via della Seta

Non si ha la certezza sul momento esatto in cui l’Impero Romano sia entrato in contatto per la prima volta con la seta cinese, se con Crasso nel 53 a.C. o, ancor prima, con Giulio Cesare.

A prescindere da quale sia la verità, una cosa è assolutamente certa: dal momento in cui Roma entrò in contatto con la seta ne divenne uno dei maggiori importatori e consumatori.

I romani erano talmente tanto dipendenti dalla seta che a Roma questa stoffa veniva valutata e acquistata a un prezzo maggiore del corrispettivo peso in oro, facendo uscire dalle tasche dell’impero ingenti quantità di denaro.

Dopo la caduta dell’Impero Romano d’Occidente, l’Impero Romano d’Oriente (Bizantino) continuò ad acquistare fervidamente la seta cinese. I romani avrebbero voluto carpire il segreto legato alla produzione del tessuto, che però la Cina custodiva gelosamente.

Durante il VI secolo d.C. l’imperatore bizantino Giustiniano, stanco di pagare i prezzi esorbitanti richiesti per la seta, inviò due monaci in Cina per cercare di rubare i segreti della produzione della pregiata stoffa.

 Il piano ebbe successo, gli emissari tornarono con una manciata di uova del baco da seta nascoste dentro il loro bastone da passeggio e Costantinopoli iniziò la propria produzione di seta.

Quando l’Impero bizantino cadde sotto i Turchi nel 1453 d.C., l’Impero Ottomano chiuse la Via della Seta e tagliò ogni legame con l’Occidente.

Prodotti commerciati sulla Via della Seta

Il nome Via della Seta deriva certamente dalla popolarità della seta cinese tra i Paesi Occidentali, ma la seta non era l’unico materiale che viaggiava lungo questo tracciato: grazie soprattutto agli scritti di Marco Polo e del barone Ferdinand von Richthofen conosciamo quali altre merci venivano scambiate.

In particolare, da Occidente ad Oriente venivano esportati:

miele, frutta, schiavi, vite e uva, cristalleria, oro e argento, armi e armature, pellicce, animali e pelli, coperte di lana, tappeti e tessili, cani, cavalli, cammelli e altri animali sia esotici che domestici.

Da Oriente a Occidente, invece, si scambiavano: seta,, coloranti, pietre preziose, medicine, profumi, avorio, riso, carta, polvere da sparo, manufatti in bronzo e oro, porcellana nella forma di piatti, ciotole, tazze, vasi, spezie come cannella, pepe, zenzero, chiodi di garofano, noce moscata e zafferano.

Materie prime come la carta e la polvere da sparo, entrambe inventate dai cinesi durante la dinastia Han, hanno avuto notevoli impatti sulla cultura e la storia in Occidente.

In Europa, la carta, insieme all’invenzione della stampa, ha permesso alla parola scritta di diventare una forma chiave di comunicazione di massa per mezzo di libri e giornali che hanno consentito una diffusione maggiore di notizie e informazioni.

La polvere da sparo ha avuto un notevole impatto sull’evoluzione della storia occidentale per ragioni che è facile immaginare.

Ma il più grande valore della Via della Seta furono gli scambi culturali e religiosi.

L’arte, la religione, la filosofia, la tecnologia, la lingua, la scienza, l’architettura e ogni altro elemento della civiltà sono stati scambiati lungo questi percorsi, trasportati insieme alle merci che i mercanti commerciavano da un paese all’altro.

I Paesi della Via della Seta: 43 nazioni del mondo moderno

La Via della Seta passava attraverso 43 nazioni del mondo moderno. Come abbiamo detto, gli itinerari contemplavano percorsi via terra, via mare e via fiume.

I tragitti via terra o carovanieri, guardando da Est a Ovest, partivano tutti dalla città di Xi’an in Cina, capitale della dinastia Han, o da Luoyang quando, durante la successiva dinastia Han Orientale, la capitale venne spostata nella suddetta città, più a est rispetto a Xi’an.

Da qui il percorso continuava fino ai confini della Cina in cui la Via della Seta terrestre prendeva 2 differenti diramazioni:

la strada del Nord che si componeva di 2 vie: una da Urumqi in Cina proseguiva fino alla città di Alma Alta in Kazakistan e continuava fino a Kokan nell’Uzbekistan Orientale; l’altra da Kashgar nella regione autonoma cinese dello Xinjiang proseguiva fino a Temez in Uzbekistan e Balkh in Afghanistan.

Entrambi questi percorsi si riunivano alla strada del Sud nella città di Merv in Turkmenistan.

La strada del Sud partiva dalla Kashgar e proseguiva meridionalmente attraverso il gruppo montuoso del Karakorum, fino a raggiungere il Pakistan. Qui la via prendeva due diramazioni: una proseguiva a sud fino all’Oceano Indiano e via mare raggiungeva il Golfo Persico o il Mar Rosso; l’altra si ricongiungeva con la strada del nord nella città di Merv.

Il percorso, dopo il ricongiungimento tra la strada del nord e del sud, proseguiva in linea quasi rettilinea verso Ovest attraverso il nord montuoso dell’Iran continuando per Baghdad in Iraq fino al Mediterraneo, passando per la Siria (Damasco) e il Libano.

Da qui, via Mediterraneo, le navi proseguivano verso l’Italia e la Grecia, mentre via terra si raggiungeva la Turchia a Nord o il Nord Africa a Sud.

I tragitti via mare comprendevano il Mar Cinese Meridionale, lo Stretto di Malacca, l’Oceano Indiano, il Golfo del Bengala, il Mar Arabico, il Golfo Persico e il Mar Rosso. La rete si estendeva anche ad est verso il Mar Cinese orientale e il Mar Giallo per collegare la Cina con la penisola coreana e l’arcipelago giapponese.

Usati principalmente per il commercio di spezie, i tragitti marittimi (e fluviali per addentrarsi nell’entroterra) hanno permesso la crescita di importanti città costiere sviluppatesi intorno ai porti più visitati lungo queste rotte come Zanzibar, Alessandria, Muscat e Goa.

 Apparso originariamente su Cina in Italia7 China Newsweek nel 2019

In Italia si sta discutendo molto in questo periodo sulla volontà di uscire dal memorandum d’intesa sulla Belt and Road Initiative (Bri), in allegatofirmato dal governo italiano nel 2019 per sviluppare nuove rotte commerciali con la Cina, accordo voluto allora dal Governo Conte 1. Ma, senza entrare nel merito di dispute economiche, politiche e strategiche perché parliamo di Via della seta e cosa è stata questa rotta commerciale nel passato.

La via della seta che ha unito il mondo

Un errore molto comune è considerare la Via della Seta come se fosse una unica via.

In realtà si tratta di una sterminata e complessa rete di itinerari commerciali che collegavano la Cina e l’Estremo Oriente con l’Occidente viaggiando attraverso l’Asia Centrale.

La storia della Via della Seta affonda le sue radici storiche nel lontano II secolo a.C. e da allora si è evoluta e ampliata fino ad arrivare ad un totale di circa 8000 km di percorsi via terra a cui si aggiungono anche quelli via mare e via fiume.

L’espressione “Via della Seta”, pur etichettando rotte così antiche nel tempo, è stata coniata solo di recente; per la maggior parte della loro lunga storia, queste strade non hanno avuto un nome specifico.

Nel 1877, circa 142 anni fa, il geografo e viaggiatore tedesco, barone Ferdinand von Richthofen, nell’introduzione del suo libro Diari dalla Cina nominò la rete commerciale e di comunicazione “Die Seidenstrasse” ovvero “la Via della Seta”.

Sebbene siano passati quasi 600 anni da quando la Via della Seta è stata chiusa dall’impero Ottomano (come verrà spiegato in seguito), queste rotte commerciali hanno avuto un impatto immenso e duraturo sullo sviluppo delle antiche civiltà e soprattutto sulla nascita del mondo così come lo conosciamo.

Il costante movimento e incontro di popolazioni diverse ha portato alla trasmissione di conoscenze, idee, culture, religioni e credenze, che hanno avuto profonde ripercussioni sulla storia e sulle civiltà dei popoli europei e asiatici.

Ancora oggi la Via della Seta continua ad evocare fascino e mistero tanto da far convergere il desiderio di migliaia di avventurosi nell’esplorazione delle principali città che sorgono sull’antico percorso commerciale.

Storia della Via della Seta: dai Persiani a Roma

La Via della Seta venne battuta per la prima volta – la prima della quale si hanno tracce ufficiali – durante la dinastia Han, intorno al I secolo a.C., anche se, secondo gli storici, le sue origini sono ancora più antiche e risalgono addirittura al lontano impero persiano.

La Via Reale Persiana

Intorno al V secolo a.C., durante l’impero persiano Achemenide, venne istituita la Via Reale Persiana: 3mila km di strade che correvano dall’odierno Iran fino al mar Mediterraneo, passando per la Turchia di oggi.

La Via Reale Persiana diverrà una delle arterie principali della Via della Seta.

Alessandro Magno conquistò l’Impero Persiano e ampliò i confini della Via al Pakistan, all’Afghanistan fino all’odierno Tagikistan nella Valle di Fergana in cui fondò, nel 329 a.C. la città Alessandria Eschate (l’ultima Alessandria).

La Via Reale Persiana divenne così il primo collegamento della storia tra Oriente e Occidente.

La nascita della Via della Seta

Come abbiamo detto la Via della Seta trae le sue origini ufficiali dalla centenaria dinastia cinese degli Han (206 a.C.- 220 d.C.).

Nel 138 a.C. l’imperatore cinese Wudi inviò l’emissario Zhang Qian verso l’estremo Ovest in cerca di alleati per sconfiggere il popolo degli Xiongnu che minacciava gli estremi confini settentrionali e occidentali dell’impero.

La spedizione fu un fallimento perché Zhang Qian venne catturato e imprigionato dagli Xiongnu e la sua prigionia durò per 13 anni. Durante questo viaggio, però, l’emissario dell’imperatore venne a contatto con molti popoli e culture diverse dell’Asia Centrale.

In particolare, conobbe le popolazioni che designò con il nome “Dayuan” o i “Grandi Yuan” nella Valle di Fergana. Questi altro non erano che i discendenti della cultura ellenica fondata da Alessandro Magno in Asia Centrale.

Ci fu così uno tra i primi e più importanti contatti tra la società urbanizzata indoeuropea e la Cina.

 Zhan Qian rimase affascinato dai cavalli di Fergana, molto più grandi e forti di quelli orientali. Inoltre, l’emissario sapeva che la seta, prodotta da molto tempo in Cina, poteva essere un’ottima merce di scambio.

Così, semplicemente scambiando la seta per i cavalli, ebbe inizio la storia della Via della Seta. Con il cavallo superiore di Fergana, la dinastia Han sconfisse gli Xiongnu.

Questo successo ispirò l’Imperatore Wudi a meditare su quale altro beneficio si potesse ottenere attraverso il commercio con l’Occidente.

Iniziarono così una serie di spedizioni e scambi diplomatici, militari e commerciali tra l’Oriente e l’Occidente che gettarono le basi di quella che quasi due millenni più tardi sarebbe stata chiamata la Via della Seta.

La passione romana per la seta cinese e la fine della Via della Seta

Non si ha la certezza sul momento esatto in cui l’Impero Romano sia entrato in contatto per la prima volta con la seta cinese, se con Crasso nel 53 a.C. o, ancor prima, con Giulio Cesare.

A prescindere da quale sia la verità, una cosa è assolutamente certa: dal momento in cui Roma entrò in contatto con la seta ne divenne uno dei maggiori importatori e consumatori.

I romani erano talmente tanto dipendenti dalla seta che a Roma questa stoffa veniva valutata e acquistata a un prezzo maggiore del corrispettivo peso in oro, facendo uscire dalle tasche dell’impero ingenti quantità di denaro.

Dopo la caduta dell’Impero Romano d’Occidente, l’Impero Romano d’Oriente (Bizantino) continuò ad acquistare fervidamente la seta cinese. I romani avrebbero voluto carpire il segreto legato alla produzione del tessuto, che però la Cina custodiva gelosamente.

Durante il VI secolo d.C. l’imperatore bizantino Giustiniano, stanco di pagare i prezzi esorbitanti richiesti per la seta, inviò due monaci in Cina per cercare di rubare i segreti della produzione della pregiata stoffa.

 Il piano ebbe successo, gli emissari tornarono con una manciata di uova del baco da seta nascoste dentro il loro bastone da passeggio e Costantinopoli iniziò la propria produzione di seta.

Quando l’Impero bizantino cadde sotto i Turchi nel 1453 d.C., l’Impero Ottomano chiuse la Via della Seta e tagliò ogni legame con l’Occidente.

Prodotti commerciati sulla Via della Seta

Il nome Via della Seta deriva certamente dalla popolarità della seta cinese tra i Paesi Occidentali, ma la seta non era l’unico materiale che viaggiava lungo questo tracciato: grazie soprattutto agli scritti di Marco Polo e del barone Ferdinand von Richthofen conosciamo quali altre merci venivano scambiate.

In particolare, da Occidente ad Oriente venivano esportati:

miele, frutta, schiavi, vite e uva, cristalleria, oro e argento, armi e armature, pellicce, animali e pelli, coperte di lana, tappeti e tessili, cani, cavalli, cammelli e altri animali sia esotici che domestici.

Da Oriente a Occidente, invece, si scambiavano: seta,, coloranti, pietre preziose, medicine, profumi, avorio, riso, carta, polvere da sparo, manufatti in bronzo e oro, porcellana nella forma di piatti, ciotole, tazze, vasi, spezie come cannella, pepe, zenzero, chiodi di garofano, noce moscata e zafferano.

Materie prime come la carta e la polvere da sparo, entrambe inventate dai cinesi durante la dinastia Han, hanno avuto notevoli impatti sulla cultura e la storia in Occidente.

In Europa, la carta, insieme all’invenzione della stampa, ha permesso alla parola scritta di diventare una forma chiave di comunicazione di massa per mezzo di libri e giornali che hanno consentito una diffusione maggiore di notizie e informazioni.

La polvere da sparo ha avuto un notevole impatto sull’evoluzione della storia occidentale per ragioni che è facile immaginare.

Ma il più grande valore della Via della Seta furono gli scambi culturali e religiosi.

L’arte, la religione, la filosofia, la tecnologia, la lingua, la scienza, l’architettura e ogni altro elemento della civiltà sono stati scambiati lungo questi percorsi, trasportati insieme alle merci che i mercanti commerciavano da un paese all’altro.

I Paesi della Via della Seta: 43 nazioni del mondo moderno

La Via della Seta passava attraverso 43 nazioni del mondo moderno. Come abbiamo detto, gli itinerari contemplavano percorsi via terra, via mare e via fiume.

I tragitti via terra o carovanieri, guardando da Est a Ovest, partivano tutti dalla città di Xi’an in Cina, capitale della dinastia Han, o da Luoyang quando, durante la successiva dinastia Han Orientale, la capitale venne spostata nella suddetta città, più a est rispetto a Xi’an.

Da qui il percorso continuava fino ai confini della Cina in cui la Via della Seta terrestre prendeva 2 differenti diramazioni:

la strada del Nord che si componeva di 2 vie: una da Urumqi in Cina proseguiva fino alla città di Alma Alta in Kazakistan e continuava fino a Kokan nell’Uzbekistan Orientale; l’altra da Kashgar nella regione autonoma cinese dello Xinjiang proseguiva fino a Temez in Uzbekistan e Balkh in Afghanistan.

Entrambi questi percorsi si riunivano alla strada del Sud nella città di Merv in Turkmenistan.

La strada del Sud partiva dalla Kashgar e proseguiva meridionalmente attraverso il gruppo montuoso del Karakorum, fino a raggiungere il Pakistan. Qui la via prendeva due diramazioni: una proseguiva a sud fino all’Oceano Indiano e via mare raggiungeva il Golfo Persico o il Mar Rosso; l’altra si ricongiungeva con la strada del nord nella città di Merv.

Il percorso, dopo il ricongiungimento tra la strada del nord e del sud, proseguiva in linea quasi rettilinea verso Ovest attraverso il nord montuoso dell’Iran continuando per Baghdad in Iraq fino al Mediterraneo, passando per la Siria (Damasco) e il Libano.

Da qui, via Mediterraneo, le navi proseguivano verso l’Italia e la Grecia, mentre via terra si raggiungeva la Turchia a Nord o il Nord Africa a Sud.

I tragitti via mare comprendevano il Mar Cinese Meridionale, lo Stretto di Malacca, l’Oceano Indiano, il Golfo del Bengala, il Mar Arabico, il Golfo Persico e il Mar Rosso. La rete si estendeva anche ad est verso il Mar Cinese orientale e il Mar Giallo per collegare la Cina con la penisola coreana e l’arcipelago giapponese.

Usati principalmente per il commercio di spezie, i tragitti marittimi (e fluviali per addentrarsi nell’entroterra) hanno permesso la crescita di importanti città costiere sviluppatesi intorno ai porti più visitati lungo queste rotte come Zanzibar, Alessandria, Muscat e Goa.

 Apparso originariamente su Cina in Italia7 China Newsweek nel 2019

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