I biocarburanti chiave per una maggiore sostenibilità del trasporto mondiale

L’energia dei biocarburanti al servizio della transizione.

 Lo scoppio della guerra in Ucraina e il boom della domanda di energia post-pandemia nel 2022 hanno fatto salire i prezzi dei carburanti e l’utilizzo di combustibili fossili. Con emissioni globali di CO2 a livelli record in un momento in cui, secondo il Gruppo intergovernativo sui cambiamenti climatici, c’è bisogno invece di “riduzioni immediate e decise”, come dimostrano i sempre più frequenti e intensi eventi estremi. Il contrasto al riscaldamento globale, uno dei punti fondamentali dell’Accordo di Parigi – intesa universale e vincolante per i 195 Paesi firmatari – si conferma dunque assoluta priorità. E la completa decarbonizzazione dei trasporti, una tappa essenziale verso tale obiettivo.

Secondo l’Agenzia Internazionale dell’Energia (IEA), la maggior parte delle emissioni legate alla mobilità, pari al 74,5 %, deriva da veicoli che viaggiano su strada, come auto, camion, motociclette, autobus e così via. Il settore marittimo contribuisce ogni anno con una quota pari al 3% delle emissioni di CO2 globali, certifica la International Chamber of Shipping (ICS).
Infine, il settore aereo è responsabile di circa il 2,5% delle emissioni globali e del 3,8% di quelle nella Ue, stima l’Agenzia europea dell’ambiente, secondo la quale senza un deciso cambio di rotta, le emissioni di carbonio dei voli commerciali potrebbero triplicare entro il 2050.

 Guardando al futuro, entro il 2070 è previsto che il trasporto mondiale quadruplicherà e il tasso di proprietà delle automobili aumenterà del 60% (IEA), mentre, secondo uno studio di Energy Technology Perspective, sarà tre volte superiore la domanda di aerei passeggeri e merci. Proiezioni che confermano quanto sia necessario coinvolgere il settore dei trasporti e della mobilità per raggiungere gli obiettivi europei del pacchetto Fit for 55 – meno 55% delle emissioni climalteranti entro il 2030 e loro azzeramento entro il 2050 – e per vincere la sfida della sostenibilità.

L’energia dei biocarburanti al servizio della transizione

In questo contesto, il contributo alla transizione ecologica dei biocarburanti di seconda generazione su cui ha deciso di puntare l’Italia, oggi è determinante nel trasporto pesante su lunghe distanze, dove l’elettrificazione non può essere realizzata nell’immediato, e potrebbe rivelarsi la scommessa vincente anche per il futuro a medio termine delle flotte urbane, in Europa ma non solo. Indicativa in questo senso la scelta di un colosso come Volkswagen, che a giugno ha deciso di tagliare temporaneamente la produzione di auto elettriche nel grande sito di Emden dove da un paio d’anni si stava lavorando quasi solo sulle Bev (Battery Electric Vehicle). A pesare una domanda di circa il 30% inferiore alle previsioni, complice l’inflazione e prezzi di listino ancora troppo alti. Elementi che, insieme alla scarsità di clienti, hanno spinto anche l’americana Ford a rallentare il ritmo di produzione di veicoli elettrici. Altro segnale importante arriva dalla Commissione Industria, Ricerca ed Energia dell’Unione europea, che a luglio ha approvato la proposta di considerare i biocarburanti come “CO2 Neutral Fuel”, aprendo così alla possibilità di mantenere in vita il motore a combustione interna anche dopo il discusso termine del 2035.

HVO, offerta all’avanguardia di Eni

Le bioraffinerie Eni sono oggi alimentate prevalentemente da materie prime di scarto o da agricoltura rigenerativa e consentono di portare sul mercato un prodotto in grado di abbattere tra il 60 e il 90% delle emissioni di CO2eq, calcolate lungo tutta la catena del valore*.

La conversione dei vecchi impianti del colosso energetico è avvenuta grazie all’innovazione: Ecofining, tecnologia proprietaria sviluppata da Eni in collaborazione con Honeywell-UOP, permette di trasformare materie prime di origine biologica in biocarburanti HVO (Hydrotreated Vegetable Oil) di alta qualità. Processo flessibile da cui origina una vasta gamma di prodotti: HVO diesel, bio-GPL, bio-jet e bio-nafta destinata alla filiera della chimica. Nella rete di stazioni del cane 6 zampe oggi è disponibile HVOlution, il primo diesel prodotto negli impianti di Venezia e Gela con 100% di materie prime rinnovabili ** già utilizzato da importanti operatori della logistica per alimentare parte delle loro flotte, come il Gruppo Spinelli e l’altoatesina FERCAM. Test con 100% HVO sono in corso anche su autobus e treni, con ottimi risultati. Addizionato al 15% al gasolio, HVO è presente anche in Eni Diesel +.

Il primo volo SAF e la scommessa sulla nautica

A fine maggio dall’aeroporto di Nairobi è decollato il primo volo di Kenya Airways in parte alimentato con il SAF (Sustainable Aviation Fuel) fornito da Eni per un volo di lungo raggio. Il Boeing, atterrato ad Amsterdam, è stato alimentato dal JET A1 insieme con Eni Biojet, miscela realizzata a Livorno distillando le bio-componenti prodotte a Gela. Nel trasporto aereo la società ha siglato accordi anche con ITA e con DHL. Dal cielo al mare, nel 2023 sono stati sottoscritti contratti per la fornitura di biocarburanti con Saipem, attiva in tutto il mondo per la costruzione e la perforazione. Con il Gruppo Azimut-Benetti è nato poi il primo accordo per la decarbonizzazione del settore della nautica da diporto attraverso l’utilizzo di HVOlution. Infine, Eni ha firmato un’intesa con la multinazionale di ispezione, certificazione e consulenza ingegneristica RINA, per sviluppare iniziative congiunte nel processo di transizione energetica nel settore navale.

* secondo il criterio convenzionale della Direttiva (UE) 2018/2001 “REDII”, la riduzione delle emissioni di CO2eq dell’HVOlution lungo la filiera logistico-produttiva nel 2022, è stata tra il 60% e il 90%, rispetto al mix fossile di riferimento (i.e. 94g CO2eq /MJ), a seconda delle materie prime utilizzate per la sua produzione
** ai sensi della Direttiva 2018/2001 cd. “REDII”

Fonte: IL SOLE 24 ORE

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