Efficienza e competitività dei porti mondiali 

 

Avere una visione globale dell’efficienza portuale su scala planetaria è complesso, ma fondamentale per leggere molteplici scenari: l’efficienza portuale è infatti un indicatore chiave della competitività economica di un Paese. 

A tal proposito esiste un indice, il CPPI (Container Port Performance Index), elaborato dalla World Bank and S&P Global Market Intelligence, che registra, con un ‘buffer’ di un anno, le prestazioni degli scali marittimi sulla base di uno dei pochi dati oggettivi ed omogenei che si possano prendere in considerazione: il tempo di permanenza di una nave nello scalo.

Ebbene, nel 2023 i porti dell’Est e del Sud-Est asiatico hanno dominato l’indice di prestazione dei porti container, occupando ben 13 posizioni tra le prime 20. 

Il dato riflette quanto fatto dai governo locali in termini di investimenti significativi in tecnologia e infrastrutture, nonché una gestione efficace delle operazioni portuali. Molto al di sotto delle aspettative le prestazioni, invece, dei grandi porti nordamericani, sorprendenti quelle di alcuni scali latinoamericani e buone, anche se non ovunque, quelle dei porti europei.

I porti più efficienti: nuovi arrivi e sorprese 

Il CPPI di quest’anno si riferisce, dunque, al 2023 e ha accolto la bellezza di 57 new entry.

Molte le sorprese, in mezzo alle quali spiccano il Muuga Harbour in Estonia, per l’Europa, e il Port of Al Duqm in Oman, per l’area mediorientale, dove contemporaneamente gli scali degli Emirati Arabi Uniti, dell’Arabia Saudita e del Qatar hanno perso posizioni rispetto al passato.

Tra quanti hanno compiuto un notevole balzo in avanti c’è il porto di Visakhapatnam in India, che è entrato di diritto a far parte dei primi 20, mentre il porto di Dar es Salaam in Tanzania ha fatto registrare un miglioramento relativo importante, avendo ridotto i tempi di arrivo delle navi del 57%, pur rimanendo in una zona di classifica più bassa.

Da notare il 40esimo posto di Colombo, in Sri Lanka, divenuto un pivot del transhipment dopo la deviazione di molte rotte dalle tratte del Mar Rosso verso altri mercati, America Latina in primis.

La Top 5 dei porti internazionali

Guardando ai vertici della classifica dell’efficienza portuale, capolista indiscussa da anni è la Cina, con il porto di Yangshan a detenere saldamente il primo posto per il secondo anno consecutivo.

È un altro porto dell’Oman, il Port of Salalah, a mantenersi, anch’esso dall’anno precedente, in seconda posizione, mentre il porto di Cartagena in Colombia è salito al terzo posto – solo a luglio 2023 era appena entrato a far parte dei primi cinque.

Lo scalo di Tangeri sul Mediterraneo, in Marocco, si è mantenuto al quarto posto e, in quinta posizione, è salito il malese Tanjung Pelepas Port.

Predominio asiatico, in particolare cinese

Basta scorrere la classifica per farsi saltare all’occhio un dato: la distribuzione dei nomi sulla carta geografica è decisamente sbilanciata verso l’Asia, con Cina, Corea del Sud, India, Malesia, Indonesia, Vietnam, Hong Kong, Taiwan, Sri Lanka e Bangladesh a farla da padroni.

Basti pensare che nelle prime 10 posizioni, 3 sono occupate da porti cinesi (Yangshan al 1°, Chiwan al 2°, Guangzhou all’8°); se si guarda alle prime 30, gli scali cinesi diventano 11: oltre a quelli già citati, Ningbo al 12°, Mawan al 13°, Dalian al 14°, Kaohsoung al 18°, Tianjin al 21°, Yantian al 22°, LianYungang al 24°, Shekou al 25°.

È interessante notare che la maggior parte di questi scali si trovi nella regione amministrativamente controllata da Shenzen, in uno dei principali distretti produttivi della Repubblica Popolare Cinese.

Il noto Shanghai è ‘solo’ 116esimo, sebbene Yangshang altri non sia che il porto ‘in acque profonde’ della stessa città, che ne ha due, uno fluviale e uno marittimo.

Deludenti i porti nordamericani 

Nella CPPI i porti statunitensi rimangono piuttosto indietro: per incontrare il primo occorre risalire sino al 53° posto, ossia dove si è posizionato il porto di Charleston. 

Al 55esimo si trova Philadelphia, ma i successivi (Miami e Boston) sono oltre la 74esima posizione. 

Lo scalo di New York-New Jersey è in 92esima posizione, Baltimora – porto semi-paralizzato dopo il crollo del ponte che attraversava il canale principale di accesso allo scalo – si trova alla 189esima posizione, mentre Long Beach e Los Angeles sono praticamente in fondo alla classifica, rispettivamente al 373° e 375° posto su 405 totali.

Una fotografia non proprio ideale dello stato dell’arte delle infrastrutture portuali a stelle e strisce nello scacchiere globale.

Scali del Nord Europa, bicchiere mezzo pieno

Per l’Europa l’indice CPPI rivela una situazione complessivamente mediocre, con qualche punta di eccellenza, ma con zone d’ombra da tenere sotto controllo.

A far riflettere dovrebbero essere soprattutto i confronti diretti con alcuni scali che nel nostro immaginario non dovrebbero essere in grado di smaltire volumi di traffico meglio che i nostri.

Andando con ordine, il primo porto europeo che si incontra per efficienza è l’andaluso Algeciras, che staziona al decimo posto. Il secondo è ancora uno scalo spagnolo, Barcellona, al 34° posto, seguito a stretto giro da Savona-Vado al 36°, il che costituisce un’ottima notizia per l’Italia.

I grandi scali dell’Europa del nord, quelli che, di fatto, gestiscono i traffici in arrivo dall’Asia dopo l’asfissia del Canale di Suez, si classificano al posto numero 76, Anversa, 91, Rotterdam, e 121, Amburgo. Tuttavia, il capofila degli scali affacciati sul Mare del Nord  è Zeebrugge, lo scalo merci di Bruges (Belgio), in 39esima posizione: è il quarto porto facente parte della UE e, fisicamente, dell’Europa, che si incontra. In successione, si deve saltare al 69esimo posto occupato da Londra per poi agganciarsi ad Anversa.

Le Havre, uno dei principali porti francesi, affacciato sull’estuario della Senna lungo il canale della Manica è in 372esima posizione.

Mediterraneo, aurea mediocritas con punte di eccellenza

Come detto poc’anzi, è proprio il porto situato all’imboccatura del Mediterraneo, sullo stretto di Gibilterra, a tenere alta la bandiera europea dell’efficienza portuale: Algeciras, in Spagna, è decimo, anche se l’omologo Tangeri, in Marocco, lo sopravanza di sei posizioni.

Per l’Italia, il porto di Savona-Vado è, come anticipato, 36esimo, ma per trovare un altro scalo nella penisola occorre risalire fino alla posizione numero 183, che vede Gioia Tauro seguita da Civitavecchia (numero 200) e da un’infilata di porti del Sud (Salerno 218°, Palermo 241°, Bari 255°, Catania 297° e Napoli, 339°).

Genova, che dovrebbe essere il porto leader per l’area mediterranea, secondo l’indica CPPI dell’efficienza è solo 319esimo, meglio di La Spezia (329esimo) e peggio di Livorno (306esimo).

Risalendo l’Adriatico, invece, Ancona è al 245esimo posto, Venezia al 270esimo e Trieste solo al 396esimo.

In mezzo ai nostri porti si piazzano gli iberici Malaga (90esimo) e Vigo (128esimo), il competitivo Pireo (104esimo), sicuramente il porto greco più efficiente – Corinto e Salonicco si trovano arretrati in 330esima e 327esima posizione. Sempre nel Mediterraneo sono attori importanti, ma che teniamo ancora dietro le spalle, Casablanca, in Marocco, 332esimo, Algeri, in Algeria (346°) e il francese Marsiglia, solo 346esimo.

Andrea Lombardo da Logisticanews

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