Nel panorama già incerto delle politiche ambientali europee, a giugno è arrivata una nuova battuta d’arresto: la Commissione Europea ha deciso di ritirare la proposta di Direttiva sulle Dichiarazioni Ambientali, nota come Green Claims Directive. L’obiettivo dichiarato era contrastare il greenwashing, eliminando affermazioni ambientali vaghe o infondate, ma il dietrofront ha lasciato un vuoto normativo che sta disorientando molti settori produttivi.
Un colpo inatteso alla chiarezza normativa
La Direttiva faceva parte dell’iniziativa “Empowering Consumers for the Green Transition” e si basava su dati allarmanti: oltre metà delle dichiarazioni green diffuse dalle aziende risulterebbero poco credibili. Nonostante le buone intenzioni, il ritiro improvviso ha fatto vacillare le aspettative di chiarezza regolatoria richieste dalle imprese europee, aprendo la strada a nuove incertezze.
Logistica europea in affanno
È proprio la logistica a risentire maggiormente di questa decisione. Cuore operativo delle supply chain, il settore si ritrova ora privo di riferimenti chiari per comunicare e gestire le proprie strategie di sostenibilità. E con l’obbligo di rispettare direttive come la CSRD e la CSDDD, che impongono trasparenza su impatti ambientali e diritti umani, la confusione si fa doppia: come rispettare gli obblighi senza un quadro stabile?
Le ragioni dietro il dietrofront
Secondo la Commissione, la norma sarebbe diventata eccessivamente complessa dopo l’introduzione di un emendamento che avrebbe coinvolto ben 30 milioni di microimprese. Il Partito Popolare Europeo ha definito l’impianto normativo troppo oneroso. Ciononostante, non mancano le critiche: alcuni esponenti del settore, come Ulrike Sapiro (Henkel), parlano di una resa alle pressioni anti-ambientali e di un pericoloso “yo-yo legislativo” che rischia di compromettere la credibilità dell’Europa green.
L’appello delle imprese e il dilemma regolatorio
Grandi nomi internazionali, da Unilever a Mars, passando per Nestlé e DP World, hanno indirizzato una lettera aperta alla Commissione Europea, chiedendo coerenza e strumenti normativi stabili. Un’esigenza che si scontra con il più ampio dilemma dell’UE: come bilanciare la semplificazione burocratica con l’efficacia delle politiche ambientali?
Tra greenwashing e greenhiding: il paradosso della sostenibilità
La logistica si trova oggi in una posizione delicata: da una parte è chiamata a guidare la transizione ecologica, dall’altra rischia di restare vittima delle ambiguità normative. Senza direttive chiare, cresce la paura di sanzioni e si affaccia il fenomeno del greenhiding, ovvero il silenzio sulle iniziative sostenibili per timore di ripercussioni. Da qui nasce l’urgenza di un nuovo equilibrio: rigore ambientale sì, ma accompagnato da regole comprensibili e applicabili.
Fonte Logisticanews