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La Cina è più vicina?

La Cina è il principale partner commerciale dell’Unione Europea, e il commercio tra i due blocchi è in continua crescita.

In questo contesto, la Cina sta investendo massicciamente in infrastrutture portuali e logistiche europee, con l’obiettivo di consolidare la sua posizione globale come potenza economica e militare.

Gli investimenti si indirizzano verso porti strategici, situati in posizione centrale per il commercio e, al momento, includono il Pireo in Grecia, Zeebrugge in Belgio e Vado Ligure in Italia.

In Italia, in particolare, oltre al 40% del porto di Vado Ligure acquisito nel 2016, il gruppo cinese Cosco Shipping Ports detiene una quota di minoranza di circa il 25% nel porto di Taranto.

Nel 2023, lo stesso gruppo ha presentato un’offerta per acquisire il 35% del porto tedesco di Amburgo, ma l’offerta è stata respinta.

La Cina sta tenendo un comportamento simile anche in altre parti del mondo. tra cui Africa, Asia e America Latina.

Motivazioni degli investitori cinesi

Gli investimenti cinesi in infrastrutture portuali e logistiche sono motivati da una serie di fattori a cui è difficile assegnare un ordine di importanza.

Tra di esse hanno senz’altro valenza le ragioni economiche. La Cina, infatti, è il principale partner commerciale dell’Unione Europea, e il commercio tra le reciproche realtà industriali è in continua crescita. Gli investimenti cinesi in infrastrutture portuali e logistiche europee mirano a facilitare questo commercio e a ridurre i costi di trasporto.

Non meno importanti appaiono le motivazioni strategiche che vedono la Cina cercare di rafforzare la sua posizione globale come potenza economica e militare. Gli investimenti in infrastrutture portuali e logistiche europee dovrebbero consentire l’accesso a nuovi mercati e a rafforzare la presenza cinese in Europa.

Da non sottovalutare, infine, le ragioni politiche. Gli investimenti cinesi in infrastrutture portuali e logistiche europee potrebbero essere utilizzati per esercitare pressione politica sull’Unione Europea.

Ad esempio, la Cina potrebbe utilizzare la sua influenza sui porti europei per minacciare di interrompere le forniture di merci all’Unione Europea, in caso di disaccordo politico.

Rischi e contromisure

Secondo un rapporto della società di consulenza McKinsey, gli investimenti cinesi in infrastrutture portuali e logistiche europee sono aumentati di oltre il 50% tra il 2021 e il 2022 e, nello stesso anno, la Cina è diventata il principale investitore straniero in infrastrutture portuali in Europa con investimenti per un valore di oltre 10 miliardi di euro

La crescente influenza cinese sui porti europei solleva una serie di preoccupazioni anche se il suo impatto è ancora in fase di valutazione. Tuttavia, secondo molti osservatori, tale fenomeno potrebbe avere un impatto significativo sull’economia, la sicurezza e la politica europea.

Da un punto di vista economico, la Cina potrebbe utilizzare la sua influenza sui porti europei per esercitare pressioni sui paesi europei per ottenere condizioni commerciali favorevoli.

L’aumentato controllo cinese sulle strutture potrebbe avere un impatto significativo sull’occupazione e sul tessuto economico locale. Da un lato, gli investimenti cinesi potrebbero creare nuovi posti di lavoro e contribuire alla crescita economica. Dall’altro lato, la Cina potrebbe utilizzare la sua influenza per favorire le proprie aziende, a scapito delle aziende locali.

Ciò potrebbe tradursi anche in una possibile perdita di sovranità ed avere ricadute negative sulla concorrenza.

Alcuni analisti del comportamento globale degli investitori cinesi paventano tra i rischi da non sottovalutare una possibile minaccia alla sicurezza.

I porti, infatti, sono infrastrutture critiche che potrebbero essere utilizzate dalla Cina anche per scopi militari.

Implicazioni politiche

Infine, da un punto di vista politico, la Cina potrebbe utilizzare la sua influenza sui porti europei per esercitare pressioni sui paesi europei per sostenere le sue posizioni politiche.

L’Unione Europea, gli Stati Uniti e altri paesi come Giappone e Australia, stanno pertanto adottando una serie di misure per prevenire i potenziali rischi derivanti da tali investimenti.

Queste misure includono controlli più stringenti sugli investimenti diretti esteri in particolare da parte di paesi come la Cina. Questi controlli mirano a garantire che gli investimenti stranieri non minaccino la sicurezza nazionale o la sovranità dei paesi.

Nel 2022, anche il governo italiano ha approvato una nuova legge sugli investimenti esteri, che prevede un maggior controllo sugli investimenti cinesi in infrastrutture critiche.

I paesi europei stanno inoltre investendo in infrastrutture portuali e logistiche per ridurre la loro dipendenza dagli investimenti cinesi e stanno collaborando con altri paesi per affrontare in maniera univoca le sfide poste dalle politiche espansionistiche del colosso asiatico.

Tuttavia, è ancora troppo presto per dire se queste misure saranno sufficienti a prevenire le potenziali conseguenze dell’espansionismo commerciale cinese.

Fonte Logistica news di Andrea Lombardo

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