Come accelerare l’adozione dell’e-CMR nel trasporto stradale

L’e-CMR promette efficienza, trasparenza e sostenibilità, ma servono interoperabilità, chiarezza normativa e piattaforme affidabili per la sua adozione su larga scala.

A quasi 70 anni dall’introduzione della Convenzione CMR, la lettera di vettura continua a essere il documento più utilizzato nel trasporto internazionale su strada.

Oggi accompagna circa 280 milioni di operazioni ogni anno. Eppure, la sua versione digitale, l’e-CMR, è adottata in meno dell’1% dei casi.

Durante l’evento FIATA a Praga, IRU ha affrontato proprio questo tema, analizzando come e perché l’adozione dell’e-CMR stenti a decollare, nonostante i numerosi vantaggi: costi amministrativi ridotti, eliminazione della carta, fatturazione più rapida, maggiore trasparenza e conformità con il regolamento europeo eFTI, pensato per digitalizzare e standardizzare le informazioni nel trasporto merci.

Ostacoli tecnici e mancanza di interoperabilità

Uno dei principali ostacoli segnalati da Cédric Oelhafen, Associate Director IS/IT di IRU, riguarda la mancanza di interoperabilità tra le diverse piattaforme e-CMR. In sostanza, sistemi diversi non comunicano tra loro. Questo significa che mittenti, spedizionieri e trasportatori non possono collaborare facilmente se usano provider differenti.

Finché questo problema non sarà risolto, sarà difficile immaginare una diffusione su larga scala dell’e-CMR. Per diventare davvero uno standard internazionale, deve essere possibile utilizzare un unico documento digitale lungo tutta la catena logistica, indipendentemente dal software impiegato.

Dubbi normativi e carenze operative

Oltre agli aspetti tecnici, permangono incertezze normative e operative. Non tutti i Paesi o le autorità di controllo riconoscono ancora pienamente l’e-CMR, e mancano linee guida chiare sull’utilizzo delle firme digitali e sui metodi di autenticazione degli utenti. Anche la disponibilità di piattaforme affidabili e conformi agli standard varia molto da Paese a Paese.

Inoltre, la traduzione delle obbligazioni legali e funzionali dell’e-CMR in requisiti tecnici concreti non è sempre chiara per chi sviluppa software. Questo crea una distanza tra il mondo giuridico e quello tecnologico che ostacola lo sviluppo di soluzioni pratiche.

L’eFTI come opportunità da cogliere oggi

Una spinta decisiva all’adozione dell’e-CMR dovrebbe arrivare con l’entrata in vigore del regolamento eFTI, prevista entro la metà del 2027. Questo obbligherà tutte le autorità competenti dell’Unione Europea ad accettare documenti digitali per il trasporto merci, inclusa la lettera di vettura elettronica.

Tuttavia, aspettare il 2027 sarebbe un errore. Le aziende che iniziano ora il percorso verso la digitalizzazione della documentazione potranno trarne vantaggio in termini di efficienza, competitività e sostenibilità, distinguendosi come operatori all’avanguardia nel settore logistico.

Il ruolo della formazione, della fiducia e della governance europea

Per accelerare davvero l’adozione dell’e-CMR, serve un impegno condiviso: le istituzioni europee devono garantire uniformità normativa, le aziende tecnologiche devono collaborare su standard comuni, e gli operatori logistici devono poter contare su soluzioni semplici, affidabili e accessibili.

Ma non basta la tecnologia. Serve anche una maggiore sensibilizzazione tra gli attori della supply chain. Formazione, casi studio concreti e incentivi possono aiutare a superare la resistenza al cambiamento e a mostrare che la digitalizzazione non è solo un obbligo normativo, ma un’opportunità reale.

L’e-CMR rappresenta molto più di un semplice documento digitale: è il primo passo verso una logistica stradale più integrata, trasparente e sostenibile. Per cogliere davvero tutti i vantaggi della trasformazione digitale, è fondamentale affrontare oggi le barriere esistenti, lavorando insieme per costruire un ecosistema interoperabile, affidabile e riconosciuto a livello internazionale.

Fonte: IRU

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