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    I dazi colpiscono fiducia ed export. L’ennesima guerra rincara l’energia, peggiorando le attese

    Prodotto e curato dal Centro Studi di Confindustria nell’ambito della Congiuntura Flash di giugno 2025

    Un altro shock. Lo scenario, già complesso, è aggravato dall’aumento del prezzo del petrolio a causa del conflitto Israele-Iran.

    L’industria italiana ha tenuto a inizio 2° trimestre e gli indicatori sono migliorati per i servizi. Ma i dazi sull’export e l’incertezza stanno deteriorando la fiducia, brutto segnale per i consumi e gli investimenti. Positivo, invece, è il proseguire del taglio dei tassi nell’Eurozona.

    Risale il costo dell’energia. Il prezzo del petrolio, che da inizio 2025 era in calo per le attese indebolite sulla domanda globale determinate dai dazi, è bruscamente risalito sulla scia della guerra Israele-Iran (77 $/barile il 20 giugno, da 63 in media a maggio).

    Anche il prezzo del gas in Europa (TTF) è rincarato: 40 €/mwh, dal livello minimo di 34 a maggio, che era stato toccato dopo tre mesi di ribassi.

    Credito in recupero. Il credito per le famiglie italiane è in aumento sempre più robusto (+1,3% annuo in aprile, da +1,1% a marzo), mentre quello per le imprese continua a registrare una variazione annua negativa (-0,8%, da -1,1%) anche se la dinamica degli ultimi mesi è tornata positiva. Il taglio dei tassi si è tradotto in un ribasso del costo del credito (3,8%, da 5,3% un anno prima).

    Investimenti: attese in frenata. Gli investimenti hanno sorpreso in positivo nel 1° trimestre (+1,6%), con tutte le componenti in aumento (costruzioni, impianti-macchinari, ricerca). Per il 2°, tuttavia, gli indicatori sono deboli: a maggio, aumenta poco la fiducia delle imprese, su valori bassi; l’incertezza è elevata; gli ordini di beni strumentali sono negativi; le attese di nuovi ordini calano per il secondo mese.

    Consumi: fiducia ancora in calo. Ad aprile l’occupazione è rimasta stabile ma a maggio la fiducia è scesa per il terzo mese consecutivo e lascia presagire la frenata della propensione al consumo. Difatti, le vendite al dettaglio crescono poco (+0,5% in aprile, +0,2% acquisito nel 2° trimestre) e le immatricolazioni di auto sono, di nuovo, in lieve flessione (-0,1% annuo a maggio).

    Ripartono i servizi. Nel 1° trimestre i servizi hanno sorpreso in negativo (-0,1% il valore aggiunto), nonostante il turismo sia ripartito (+4,1% annuo la spesa di stranieri). Per il 2°, indicazioni favorevoli: il fatturato cresce in aprile secondo RTT (CSC-TeamSystem); a maggio, l’HCOBPMI indica un irrobustimento (53,2 da 52,9) e la fiducia delle imprese ha recuperato in parte dopo i cali di inizio anno.

    Industria: stabilizzazione a rischio. In aprile la produzione è aumentata (+1,0%), iniziando bene il 2° trimestre (+0,4% nel 1°); i livelli però restano depressi, dopo il calo nel 2023 e 2024. RTT in aprile conferma il recupero dell’industria in termini di fatturato e l’indagine CSC mostra meno pessimismo a maggio. Tuttavia, i rischi da dazi sono alti per il settore e a maggio altri indicatori restano sfavorevoli: il PMI è di poco 3in area di contrazione (49,2 da 49,3), la fiducia delle imprese industriali recupera appena.

    Frena bruscamente l’export. In aprile l’export italiano si è ridotto del 2,8% a prezzi costanti, a causa del crollo delle vendite verso i paesi extra-UE, mentre sono aumentate quelle verso i mercati UE. Pesa il frontloading verso gli USA avvenuto in marzo, per alcuni specifici prodotti: al netto di questo effetto, si stima una flessione meno ampia in aprile (0,6%). Nell’insieme dei primi quattro mesi del 2025, comunque, l’export italiano resta in crescita (+3,2% rispetto ai quattro mesi precedenti).

    Eurozona in rallentamento. Nell’Area-euro l’incertezza resta elevata e la fiducia ancora stagnante a maggio, su valori bassi. Ad aprile l’industria ha registrato un forte calo di produzione (-2,4%), che ha coinvolto tutti i nostri principali competitor (Germania -1,9%, Francia -1,4%, Spagna -0,9%); la variazione acquisita nel 2° trimestre, perciò, è negativa (0,4% per l’Area). E a maggio i PMI manifatturieri sono tutti recessivi, ad eccezione della Spagna che è appena sopra la soglia neutrale.

    USA: debole la produzione. Il PIL americano nel 1° trimestre è stato rivisto al ribasso (-0,2% da -0,1%), restando migliore del temuto. La roduzione industriale attraversa una fase di frenata, peggiore dell’atteso (-0,2% a maggio, +0,1% in aprile): nel 2° la variazione acquisita è quasi nulla (+0,1%), anche se PMI e ISM manifatturieri indicano un profilo espansivo. Gli occupati in leggero rallentamento (+139 mila) non abbattono la fiducia dei consumatori (60,5 punti a maggio, dopo il minimo di marzo-aprile).

    Cina colpita dai dazi. I dazi USA pesano sull’industria cinese: +5,8% annuo a maggio (da +6,1% in aprile), il dato di produzione più basso da sei mesi; il PMI manifatturiero è sceso a 48,3 a maggio (da 50,4), segnando la prima contrazione da otto mesi. Anche l’export frena a maggio a +4,8% annuo (da +8,1%): crollo verso gli USA (-34,5%), in parte compensato da Sud-Est asiatico (+14,8%) e Europa (+12,0%). I consumi interni, invece, accelerano: in aprile vendite al dettaglio al +6,4% annuo (da +5,1%). 5

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