Nel primo semestre del 2024 la priorità del governo italiano è stata “normalizzare” le relazioni politiche e commerciali con Pechino dopo il ritiro dal memorandum sulla Via della seta.
Nel primo semestre del 2024 la priorità del governo italiano nel rapporto con la Repubblica popolare cinese (Rpc) è rappresentata dalla “normalizzazione” delle relazioni politiche e commerciali dopo il ritiro dal memorandum sulla Via della seta del dicembre 2023, nonostante l’Italia abbia manifestato una chiara appartenenza al campo occidentale. In questo caso per “normalizzazione” si fa riferimento a una de-politicizzazione del rapporto bilaterale tra Roma e Pechino che nel quinquennio precedente era stato fortemente condizionato dall’adesione italiana alla Via della seta per la quale l’Italia era stata indicata dalla comunità internazionale come l’anello debole della relazione dell’Europa con la Cina. In conseguenza di ciò si era ridotto lo spazio politico per l’azione diplomatica italiana, mentre gli altri partner europei hanno continuato a portare avanti una fitta agenda diplomatica con la Cina.
L’uscita dell’Italia dalla Belt and Road Initiative (Bri) ha, quindi, posto il governo di Giorgia Meloni davanti al difficile compito di ribilanciare il rapporto con la Rpc e consolidare le relazioni bilaterali in un quadro diverso da quello istituito con il memorandum d’intesa firmato nel 2019. L’esigenza è stata quella di manifestare allo stesso tempo agli alleati una discontinuità rispetto alla Bri, mentra alla Cina una continuità nei rapporti diplomatici e commerciali di lungo periodo come consueto nei confronti di un paese di rilievo globale. Questi ultimi propositi passano attraverso la valorizzazione dell’anniversario dei 700 anni dalla scomparsa di Marco Polo e il rilancio dell’ormai ventennale partenariato strategico globale tra Italia e Cina. Tuttavia, traslare i rapporti attuali all’interno del partenariato strategico siglato nel 2004 è una sfida complessa: da un lato le crescenti tensioni tra Cina e Occidente (Stati Uniti e Unione Europea in primis) impongono all’Italia un certo grado di solidarietà atlantica che necessariamente comporterebbe una revisione della cooperazione con la Rpc, dall’altro la Cina rimane uno dei principali partner economici dell’Italia.[1] Il governo italiano sta quindi cercando di trovare un equilibrio tra la necessità di restringere il perimetro della cooperazione (soprattutto tecnologica) con Pechino e l’esigenza di non tagliar fuori una controparte fondamentale per la propria base produttiva sia in termini di vendite che di investimenti.
Da inizio anno l’Italia si è dovuta destreggiare tra questi due poli opposti. D’altra parte, la ricontestualizzazione del rapporto italo-cinese offre un’importante opportunità, poiché nel passaggio tra memorandum e partenariato strategico l’Italia ha la possibilità di ridefinire i rapporti bilaterali con Pechino (enfatizzandone alcuni aspetti o de-enfatizzandone altri) in modo tale da adattare più fedelmente l’approccio italiano a quelle che sono le esigenze di politica estera del paese.[2] Infatti, il nuovo ruolo riservato al partenariato strategico conferisce a questo vecchio strumento una funzione che prima non possedeva e che quindi può essere plasmata ex novo. La discontinuità inevitabile nei rapporti bilaterali, che le circostanze internazionali richiedono, può quindi essere assorbita nel cambio di quadro in cui sono iscritte le relazioni tra Italia e Cina che allo stesso tempo possono mantenere un alto profilo diplomatico nella forma del partenariato strategico.
La ricostruzione del rapporto italo-cinese nel quadro del partenariato
Il governo di Giorgia Meloni sta quindi cercando di riempire il quadro concettuale del partenariato strategico di contenuti diplomatici concreti che possano permettere la continuazione dei rapporti con Pechino. In ordine di importanza, al primo posto c’è sicuramente la ripresa dei colloqui di alto livello tra i funzionari di governo italiano e cinese. L’ultimo incontro con Xi Jinping è avvenuto nel novembre 2022, quando Meloni è stata in Indonesia al vertice del G20 di Bali al quale era presente anche il presidente cinese: in quell’occasione, Meloni aveva ricevuto l’invito ad andare a Pechino ma la visita non era mai stata messa in agenda probabilmente per la delicata gestione, da parte del governo italiano, dell’uscita dalla Bri.[3] Benché lo scorso settembre Meloni abbia incontrato il premier cinese Li Qiang al G20 di Nuova Delhi, è chiaro che il rapporto politico debba essere sviluppato preferibilmente con Xi Jinping. Dopo che nello scorso autunno si sono recati in Cina i ministri Tajani, Santanché e Bernini, pare che ora sia arrivato il turno di Meloni di volare a Pechino. Secondo quanto riportato dalla stampa, la visita del capo del governo dovrebbe essere calendarizzata per il mese di luglio anche se tuttavia non si conoscono ancora le date precise in cui si svolgerà la missione. A seguire, in ottobre, sarà la volta del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che si era recato l’ultima volta in Cina nel 2017.[4]
Un altro campo in cui le due parti si stanno sforzando per normalizzare i rapporti dopo le tensioni latenti dell’anno scorso è quello dei rapporti a sfondo economico. L’appuntamento più importante in questo senso è stato il Forum di dialogo imprenditoriale Italia-Cina che si è tenuto a Verona il 12 aprile nel quadro delle attività del Business forum Italia-Cina.[5] L’incontro è stato preceduto dalla Commissione economica mista (che è inclusa proprio tra i meccanismi di dialogo del partenariato strategico del 2004) co-presieduta dal vicepresidente del Consiglio e ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale Antonio Tajani e dal ministro del Commercio cinese Wang Wentao.[6] La precedente commissione mista si era tenuta in videoconferenza nel 2021.[7] L’incontro di Verona è stato dedicato in particolare a quattro tavoli tematici (agroalimentare, e-commerce, investimenti e farmaceutico e biomedicale) che hanno visto la partecipazione di circa 300 aziende italiane e 150 cinesi, oltre alle principali associazioni di categoria. Inoltre, a margine degli incontri, è stato inaugurato il Roadshow E-commerce Italia Cina organizzato da Agenzia Ice d’intesa con la Farnesina per favorire le collaborazioni tra aziende italiane e marketplace digitali cinesi. Le relazioni commerciali tra Italia e Cina devono però tenere in considerazione il quadro di fondo dei rapporti economici tra Europa e Cina, caratterizzati da una crescente frizione sul tema della sovracapacità produttiva cinese e sulle riflessioni relative alla localizzazione di investimenti cinesi nell’automotive in Europa.
In questo quadro, assume una particolare rilevanza la decisione del governo di entrare in trattativa con Dongfeng Motors per l’apertura di uno stabilimento produttivo in Italia. La casa automobilistica cinese (una delle più importanti per quanto riguarda la produzione di veicoli elettrici) starebbe valutando la possibilità di aprire linee produttive capaci di immettere sul mercato almeno 100.000 auto ibride l’anno, costruendo una base manufatturiera da cui espandere la propria presenza in tutto il mercato europeo.[8] Oltre a Dongfeng, diverse fonti giornalistiche riportano che il governo per mezzo del ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso avrebbe invitato anche altri colossi dell’auto elettrica cinese come BYD a investire in Italia. Non è, però, solo l’Italia a ragionare sull’apertura di stabilimenti cinesi per servire il mercato europeo. Oltre al caso dello stabilimento di BYD in Ungheria,[9] la Spagna ha promosso una joint venture con Chery Auto per rilanciare uno stabilimento chiuso nel 2021[10] mentre la Francia, per voce del ministro delle Finanze Bruno Le Maire, si è detta aperta a progetti industriali cinesi nell’automotive.[11]
Anche gli scambi culturali tra i due paesi mantengono un alto profilo, come mostrato per esempio dalla visita in Cina del corpo di ballo del teatro alla Scala di Milano, che a marzo ha effettuato la prima tournée nel paese da cinque anni, andando a esibirsi a Hong Kong e Shanghai.[12] Parallelamente si è tenuto anche l’Italian design day nelle rappresentanze istituzionali italiane nella Rpc, al quale hanno partecipato numerose figure di spicco italiane nel mondo dell’architettura e del design.
I nuovi ambiti della competizione tra Cina e Italia
Le forti tensioni geopolitiche in corso in Asia orientale impongono però all’Italia di fare attenzione a calibrare la propria posizione, affinché la rivitalizzazione della cooperazione bilaterale non venga percepita come un avallo implicito delle posizioni sempre più assertive assunte dalla Cina negli affari internazionali e regionali nell’ultimo decennio. Dar adito a queste interpretazioni sarebbe un errore per l’Italia, che rischierebbe non solo di incentivare istinti oltranzisti a Pechino ma anche di porsi al di fuori del consenso interno al G7 sulla politica da adottare nei confronti della sfida cinese e vanificare così lo sforzo politico che ha comportato l’uscita dalla Via della seta.
Per questo motivo, in occasione della visita a Tokyo di inizio febbraio in cui il primo ministro giapponese ha passato il testimone della presidenza del G7, la presidente Meloni ha annunciato nei prossimi mesi una nuova esercitazione delle forze armate italiane in Asia orientale.[13] A guidare la spedizione sarà la portaerei della Marina militare Cavour, la nave ammiraglia della flotta italiana, che questa estate raggiungerà i mari della regione per riaffermare l’impegno di Roma verso la stabilità in quell’area di mondo. La missione della marina ripercorrerà quella avvenuta l’anno scorso (condotta dal pattugliatore Morosini) e per la prima volta parteciperà alle manovre del RIMPAC (Rim of the Pacific), la più importante sessione di esercitazioni militari congiunte tra le potenze militari dell’Indo-Pacifico sotto la guida statunitense.[14] A proiettare l’impegno italiano verso la regione non sarà però solo la marina: Giorgia Meloni a Tokyo ha annunciato che anche l’aeronautica italiana sarà impegnata in Giappone quest’anno, dopo le prime esercitazioni bilaterali congiunte portate a termine la scorsa estate.[15] Per Roma si configura quindi una certa normalizzazione dell’impegno militare in Asia orientale, anche se durante la propria visita a Tokyo la presidente Meloni non ha nominato mai esplicitamente la Cina come motivo dell’interesse a contribuire alla stabilità regionale da parte delle forze armate italiane.
Un ulteriore campo del confronto è quello digitale. A marzo l’Autorità garante della concorrenza e del mercato (Agcom) ha comminato una multa da 10 milioni di euro per pratiche commerciali scorrette a tre società del gruppo ByteDance che si occupano del funzionamento di TikTok. Il colosso digitale cinese è stato ritenuto responsabile della diffusione di contenuti “suscettibili di minacciare la sicurezza psico-fisica degli utenti, specialmente se minori e vulnerabili”. La piattaforma non avrebbe infatti preso le adeguate misure per evitare la diffusione dei contenuti lesivi e per creare uno spazio sicuro per gli utenti più giovani. Oltretutto, secondo Agcom il meccanismo di raccomandazione algoritmica di contenuti video espone i minori un condizionamento neurologico che rischierebbe di portare alla dipendenza dall’uso della piattaforma.[16] L’azione sanzionatoria italiana è meno stringente che negli Stati Uniti, dove alla società cinese è stato chiesto di disinvestire dall’app o vederla messa al bando, e soprattutto la prospettiva con cui è stata presa la decisione non sembra essere quella del conflitto geo-tecnologico quanto piuttosto quella della rivendicazione di autorità da parte del governo sull’ecosistema digitale italiano. Tuttavia, anche se Agcom non si riferisce mai alla Cina nel suo comunicato, la decisione segna una linea rossa per le società tecnologiche della Rpc nel nostro paese.[17]
Infine, la politica cinese dell’Italia si estende anche al campo europeo, dove però i risultati sono quanto meno contrastanti. A partire dal 2022 l’UE si è trovata sotto crescenti pressioni dopo la pubblicazione di un rapporto dell’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani in cui le violazioni dei diritti umani avvenute nella regione cinese ai danni della popolazione uigura di religione musulmana sono state descritte come possibili crimini contro l’umanità. Per evitare il coinvolgimento di attori europei con questi abusi, l’anno scorso l’UE ha proposto una direttiva (v. Supra, pag. 26) sulla due diligence della sostenibilità aziendale che avrebbe permesso di sanzionare eventuali violazioni dei diritti umani ed escludere enti incriminati dalle filiere di produzione europee. Tuttavia, nei mesi scorsi il Consiglio europeo grazie all’astensione di Italia e Germania ha impedito l’approvazione del provvedimento.[18] Sebbene si tratti di un caso piuttosto infrequente di mancata approvazione (poi comunque accordata dai governi europei dopo una serie di emendamenti), la vicenda mostra i limiti della politica di Roma verso la Cina: secondo quanto riportato dai media, infatti, l’astensione italiana sarebbe stata negoziata con la Germania in cambio del ritiro del supporto tedesco a un disegno europeo per regolare gli imballaggi di plastica.[19] La posizione italiana sul contrasto alle violazioni cinesi dei diritti umani rischia quindi di sembrare meno solida di quanto affermato.
Conclusione
L’uscita dell’Italia dalla Via della seta ha aperto una fase nuova in cui i rapporti tra Roma e Pechino sono stati “normalizzati” pur cercando di mantenere un alto profilo. Di questo processo è stato possibile vedere già le prime manifestazioni pratiche nel corso dei primi mesi dell’anno. Da un lato c’è l’esigenza di curare le relazioni commerciali (anche attraverso il dialogo politico) in una fase di particolare attenzione per la ridefinizione globale delle vie del commercio e, in generale, della globalizzazione. L’incontro di Verona ha posto le basi per gli incontri di vertice fissati per la seconda metà dell’anno che riannoderanno un filo interrotto nell’ultimo quinquennio, facendo leva anche su una storia di rapporti bilaterali tra Italia e Cina che va ben oltre il solo memoradum sulla Via della seta. D’altro canto, l’talia, anche in qualità di presidente di turno del G7, condivide con gli alleati le preoccupazioni sulla proiezione estera della Cina. A questo riguardo bisogna quindi tenere in considerazione l’impegno italiano nel quadrante dell’Indo-Pacifico, che ha l’obiettivo di segnalare una appartenenza di campo e di testimoniare agli attori regionali vicinanza per le loro sensibilità in materia di sicurezza.
.A. Casanova, “Cina-Italia: l’impatto del ritiro dal memorandum sui rapporti bilaterali”, ISPI, 15 gennaio 2024.
[2] F. Fasulo, “Il caso del Memorandum”, ISPI, 16 giugno 2023.
[3] G.A. Casanova, “La questione del rinnovo del memorandum sulla Belt and Road Initiative”, ISPI, 10 ottobre 2023.
[4] G. Pompili, “Putin e Xi, l’alleanza anti occidente. A luglio Meloni in Cina”, Il Foglio, 17 maggio 2024.
[5] “Business and Dialogue Forum Italia-Cina”, Confindustria.
[6] “Commissione Economica Mista e Forum di Dialogo Imprenditoriale Italia-Cina”, Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, 5 aprile 2024.
[7] “XIV sessione Commissione Economica Mista Italia-Cina”, Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, 28 settembre 2021.
[8] D. Lepido, “China’s Dongfeng Mulls Making 100,000 Cars a Year in Italy”, Bloomberg, 16 aprile 2024.
[9] K. Granville, “BYD, a Chinese Powerhouse in Electric Cars, Will Build a Plant in Hungary”, The New York Times, 22 dicembre 2023.
[10] “China’s Chery to open its first European Manufacturing site in Spain”, Reuters, 16 aprile 2024.
[11] “Chinese EV carmaker BYD welcome to open factory in France, French finance minister says”, Reuters, 6 maggio 2024.
[12] “Il Balletto del Teatro alla Scala torna in Cina. Conclusa con successo la tournée a Hong Kong e Shanghai”, Ambasciata d’Italia a Pechino, 25 marzo 2024.
[13] S. Cantarini, “Italia e Giappone annunciano future esercitazioni militari congiunte nella regione dell’Indo-Pacifico”, Euractiv Italia, 5 febbraio 2024.
[14] F. Del Monte, “La Marina militare italiana nell’Indo-Pacifico. Perché serve”, Formiche, 11 gennaio 2024.
[15] “Japan, Italy to conduct 1st joint fighter jet drill in August”, The Mainichi, 26 luglio 2023.
[16] “Italy regulator fines TikTok $11 million over content checks”, Reuters, 14 marzo 2024.
[17] “PS12543 – Sanzionata TikTok per pratica commerciale scorretta”, Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (AGCM), 14 marzo 2024.
[18] ”Germany and Italy torpedo EU supply chain law”, Financial Times, 28 febbraio 2024.
[19] F. Bermingham, ”EU fails to pass law requiring human rights and environmental audits on Chinese suppliers”, South China Morning Post, 28 febbraio 2024.
Filippo Fasulo
Guido Alberto Casanova
ISPI giugno 2024