Dal 1° agosto 2025, le esportazioni europee verso gli Stati Uniti saranno colpite da una misura senza precedenti: dazi doganali al 30%, una triplicazione rispetto alla tariffa attuale. Una decisione che non solo scuote gli equilibri commerciali globali, ma mette seriamente alla prova la tenuta dell’economia italiana ed europea.
Una mossa strategica dagli USA o un attacco al libero mercato?
Il presidente Trump ha ufficializzato l’aumento, escludendo solo pochi settori come il farmaceutico. Ma l’avvertimento è chiaro: qualsiasi risposta europea in termini di dazi verrà punita con ulteriori aumenti fino al 55%.
La misura ha l’obiettivo dichiarato di ridurre lo squilibrio commerciale e favorire l’accesso dei prodotti americani al mercato europeo.
Non tutti gli esperti, però, sono convinti che si tratti solo di una strategia negoziale: per alcuni, è il preludio a una nuova fase di protezionismo globale.
L’Unione Europea cerca il dialogo, ma prepara le contromisure
Bruxelles ha sospeso temporaneamente i contro-dazi, puntando su una soluzione diplomatica. La Commissione Europea valuta però diverse contromosse, tra cui:
- Lo strumento anti-coercizione
- Limitazioni sulle esportazioni strategiche
- Restrizioni nei servizi digitali e negli appalti pubblici
Francia e Germania invocano fermezza, mentre altri stati membri si muovono per costruire un fronte compatto. Le prossime settimane saranno decisive.
Il Made in Italy sotto tiro: agroalimentare, moda e lusso a rischio
L’Italia è tra i paesi più esposti. Secondo Coldiretti, il comparto agroalimentare rischia perdite oltre i 2 miliardi di euro. Formaggi DOP, vino, conserve, pasta e prodotti di lusso made in Italy saranno tra i più penalizzati.
Un breve quadro dei settori a rischio:
Settore | Tariffa attuale | Nuova tariffa | Impatto stimato |
Vino | 10% | 35% | -30% export |
Formaggi DOP | 15% | 45% | -35% export |
Moda | 20% | 40% | -25% export |
La premier Giorgia Meloni ha ribadito l’importanza del dialogo e della cooperazione transatlantica: “Una guerra commerciale interna all’Occidente ci indebolirebbe ulteriormente.”
Gli effetti sull’economia: crescita, inflazione, occupazione
La Banca d’Italia e la BCE lanciano l’allarme: se i dazi resteranno al 30%, il calo della crescita potrebbe superare 1,5 punti percentuali tra il 2025 e il 2027. Aumenterebbero l’inflazione, l’incertezza e la delocalizzazione delle imprese.
Conclusioni
La decisione degli USA pone l’Europa davanti a una scelta delicata: rispondere con fermezza o privilegiare la via diplomatica? In mezzo, ci sono milioni di lavoratori, imprenditori e aziende italiane che si giocano il futuro.
Nel frattempo, il Made in Italy resta in prima linea, resiliente come sempre… ma ora serve una visione comune, europea e strategica.
Gorizia 15 luglio 2025