Normalmente il cambio di bandiera di una portacointainer non fa particolarmente rumore, ma nel caso delle due unità Maersk Vilnius, da 1.810 TEU e Vigo, da 1.740 TEU, al registro navale indiano è diverso.
Per alcuni osservatori del settore il passaggio segnerebbe addirittura un momento ‘storico’ per lo Shipping mondiale: trasferendosi infatti sotto l’operatore Maersk Bharat IFSC Private Limited, con sede nella GIFT City (Gujarat International Finance Tec-City, nella prima zona economica speciale dell’India), queste unità non rappresentano solo una scelta logistica, ma un segnale strategico di quanto l’India inizi a pesare di più nel sistema marittimo globale.
L’India: da mercato passivo a polo strategico
Storicamente, il registro navale indiano ha avuto un ruolo marginale nella navigazione mondiale, pur essendo un Paese centrale in quanto a origine e destinazione delle merci. La decisione di Maersk, seguita a stretto giro da CMA CGM con la portacontainer Vitoria, evidenzia un cambio di paradigma secondo il quale GIFT City si sta affermando come hub per la proprietà navale e le strutture finanziarie, mentre il regime di bandiera indiano guadagna competitività.
Di fatto, Delhi non nasconde le sue ambizioni: il governo indiano punta ad aumentare il tonnellaggio controllato e registrato in India, come anche a rafforzare la cantieristica nazionale.
Per questo sta spingendo sullo sviluppo di cluster marittimi e finanziari – dei quali le attività della GIFT City sono un esempio – e si sta muovendo per migliorare l’autosufficienza operativa, soprattutto nel campo infrastrutturale e retroportuale, attualmente punto debole del comparto merci indiano.
Inoltre, Delhi cerca di approntare un sistema domestico di gestione rischi, incluso un club P&I, sinora aspetti del tutto trascurati, ma fondamentali per mettere fuori il capo a livello internazionale ed attrarre investimenti.
Tutti obiettivi che delineano una strategia chiara e coerente per consolidare la posizione dell’India nello shipping.
Maturità e immaturità del sistema indiano
Gli aspetti più positivi della governance indiana consistono nella capacità di visione e di compiere investimenti mirati che l’India sta mostrando negli ultimi anni, da quando, cioè, i ribaltamenti geopolitici le stanno offrendo la possibilità di ritagliarsi un posto pivotale nelle rotte dello Shipping globale.
Tuttavia, persistono delle criticità croniche dovute all’arretratezza dell’apparato infrastrutturale e gestionale indiano; i processi regolatori sono ancora frammentati, la burocrazia risulta poco trasparente e, nel comparto marittimo, mancano alcuni di quei segnali tipici dei Paesi più evoluti, come la presenza di un club operativo P&I.
Inoltre, aspetti come la digitalizzazione e la semplificazione amministrativa sono ancora in fase embrionale.
Questi limiti potrebbero frenare l’appeal del registro navale indiano per altri operatori globali: Delhi lo sa bene e, sebbene l’arrivo di Maersk e CMA CGM costituisca già l’abbattimento di una barriera mentale, sta cercando di forzare le tappe per mettersi al passo con le realtà più avanzate che le fanno concorrenza, non solo in Occidente, ma nella stessa Asia.
Cosa rappresenta un’India più forte nello Shipping
L’aumento di navi battenti bandiera indiana può generare diversi effetti sulla catena logistica e gestionale dello Shipping.
Si aprono, per esempio, opportunità locali di leasing e di finanziamento navale, come anche la riduzione della dipendenza da giurisdizioni estere, dal punto di vista di chi spedisce merci dalle coste indiane.
A catena, si può prevedere un allineamento normativo e documentale del sistema giuridico indiano con quello internazionale e la crescita di servizi nazionali in ambiti quali la gestione degli equipaggi e la compliance digitale. Non da ultimo, l’auspicio che la presenza di Delhi possa fungere da spinta per una maggiore competitività nei mercati globali.
È chiaro però che si tratta di una rotta da consolidare e che il successo dell’India dipenderà dalla capacità di garantire una regolamentazione stabile e trasparente, dei servizi di bandiera efficienti, delle procedure digitali semplificate, nonché un apparato di riforme continue e coerenti.
Il cambio di bandiera delle navi Maersk è però un segnale da cogliere: non è un caso isolato, essendo stato subito seguito dall’operatore francese CMA CGM, e può essere letto come parte di una strategia più ampia. Se l’India saprà consolidare le sue riforme, il tricolore indiano potrebbe diventare sempre più visibile sulle rotte marittime globali.
Fonte Logisticanews
ottobre 2025

