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Sostenibilità intelligente senza penalizzare le imprese di trasporto

Quattro i temi fondamentali, trattati nel corso del Forum internazionale di villa d’Este a Cernobbio organizzato, come ogni anno da Conftrasporto.

Tra questi quello della sostenibilità l’ha fatta da padrone. Sia per il trasferimento delle risorse destinate alle imprese, sia per i risultati prodotti con la tassazione sostenuta per attraversare l’arco alpino. Non v’è alcun dubbio che chi ha la responsabilità di governare i processi, sia a livello governativo che come rappresentanti di interessi, deve saper leggere il presente guardando al futuro. Ma, soprattutto, chi ha la responsabilità di governo deve avere la consapevolezza della scelta, guardando l’interesse generale del Paese e non ricercare invece il consenso. E’ questo che attribuisce ai leaders la qualifica di statista.

Altrettanto chi tutela gli interessi deve sempre cercare di tutelare al massimo possibile i rappresentati. Non è possibile e non risponderebbe al proprio compito chi si dimenticasse degli operatori più deboli. Occorre, invece saper coniugare gli interessi generali con quelli di settore.

Il tema della sostenibilità è ormai un obiettivo che sia a livello comunitario, lo ha ribadito nel Suo intervento la Commissaria Bulc, che a livello nazionale (l’ambiente è parte ben presente nel contratto di programma, sottoscritto da chi governa il Paese) è divenuto irrinunciabile. La Conftrasporto si è posta questo problema che ha un grande impatto, ipotizzando un percorso che non può e non deve trasferirsi nell’immediato ma essere un percorso sul quale costruire le soluzioni future. Interpretare quello che qualche giornale ha titolato “la svolta green” di Conftrasporto come un passaggio immediato non è perfettamente attinente alle scelte di Conftrasporto, in quanto stressa al massimo il senso di una indicazione di prospettiva. E’ come quando si sostiene, a torto, che Conftrasporto sarebbe contraria al progetto, che è in discussione presso il Parlamento europeo, di utilizzare le nuove tecnologie informatiche per garantire la certezza dei controlli. Anche in questo caso chi sostiene la tesi bislacca è in malafede o non vuol comprendere che la sicurezza per Conftrasporto è un must irrinunciabile.

Appare ovvio che il valore “sicurezza e ambiente”, collegati tra loro, devono (e questa è una posizione più volte ribadita) essere oggetto di contrattazione. Così come appare del tutto evidente che occorre saper coniugare nell’immediato le esigenze delle imprese  più deboli con i cambiamenti definiti in più occasioni d come obiettivi dalle Autorità di governo e comunitarie.

Nessuno, e ribadisco nessuno, può permettersi di interpretare in modo distorto questo assunto. Esiste chi, per ragioni di bottega talvolta prova ad attribuire affermazioni estrapolate dal contesto generale un senso che non rientra nelle linee suddette. Non ci preoccupiamo. Per Conftrasporto parlano le scelte responsabili  compiute in passato. Il resto sono chiacchiere e propaganda.

Sostenibilità vuol dire anche riproporre al governo l’esigenza di sostenere la Road Alliance ed a garantire il principio della libera circolazione delle merci anche attraverso l’arco alpino. Al Forum è emerso come alcuni Paesi di transito in poco più di dieci anni abbiano raccolto dagli operatori del trasporto 25 miliardi di euro. Il risultato tuttavia non è stato quello di ridurre il trasporto su gomma, che è incrementato, ma far finanziare le opere infrastrutturali nei loro territori. Il riferimento ad Austria e Svizzera è evidente. Ora la richiesta che viene rivolta al governo è quella di contestare, con la dovuta fermezza, i nuovi tentativi di ostacolare con una politica dei divieti e in assenza di alternative (magari il traforo del Brennero fosse già realizzato), la libera circolazione delle merci.

Sostenibilità riguarda anche le operazioni portuali ed i trasporti via mare che non debbono essere limitati dai mancati adempimenti necessari a rendere competitivo l’utilizzo di tale modalità. Gli ostacoli burocratici, la mancanza di coordinamento e le forme di ambientalismo esasperato impattano sulla competitività ed impediscono ad un comparto determinante di crescere a livello adeguato e, se la tanto declamata via della seta sarà realizzata, all’intero sistema Paese di poter essere competitivo potendo cogliere le opportunità.

Dal forum di Cernobbio messaggi chiari sono partiti, dunque, in direzione del governo. Le risposte debbono essere concrete e rapide.

Paolo Uggè

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