Brennero, i divieti di transito dei Tir penalizzano l’economia dell’Italia

Le nuove misure restrittive introdotte dal Tirolo austriaco dal 1° gennaio 2020 colpiscono le imprese dell’autotrasporto italiane, le supply chain della manifattura e l’export dell’agroindustria. Bloccati i veicoli Euro VI immatricolati prima dell’agostoNegata la libertà di movimento nella Ue, falsata la competizione tra imprese.

L’effetto coronavirus, per l’impatto che l’epidemia ha prodotto sulla vita dei cittadini delle zone interessate e non solo, e delle imprese, ha oscurato tutto il resto: dalla scoperta del primo caso gli altri problemi sono finiti sullo sfondo. Non per questo sono spariti come per magia: restano comunque irrisolti. Tra le tante emergenze rimaste in sospeso, e che erano all’attenzione del sistema delle imprese, all’autotrasporto all’industria, e del governo, c’è senz’altro il transito del Brennero e i nuovi divieti che il Tirolo austriaco ha imposto agli autotrasportatori a partire dal 1° gennaio di quest’anno.
Confindustria, in collaborazione con Confindustria Verona, aveva organizzato un incontro a Verona per lunedì 2 marzo, dal titolo “Brennero 2030. Sviluppo, sostenibilità, mobilità e integrazione europea” per portare all’attenzione delle istituzioni nazionali ed europee l’importanza di questo asse autostradale per i transiti commerciali del nostro Paese con il resto d’Europa.

Doveva essere l’occasione per trovare soluzioni alternative, accettabili e condivise alle nuove misure selettive del Tirolo che hanno avuto un impatto pesante sui transiti e di conseguenza sull’attività degli autotrasportatori e più in generale delle filiere industriali integrate con la manifattura tedesca e dell’agroindustria da esportazione.
All’incontro era prevista la partecipazione della ministra delle Infrastrutture e Trasporti, Paola De Micheli, titolare del dossier. Anche gli imprenditori tedeschi dell’associazione BLG, penalizzati dalle decisioni austriache come i colleghi italiani, avevano garantito la loro presenza per dare manforte e rafforzare il senso dell’iniziativa facendola uscire fuori dai confini.

L’epidemia di Covid-19 ha obbligato gli organizzatori ad annullare l’appuntamento mentre la crisi del Brennero, come altre emergenze, è finita in secondo piano. La prima a denunciare l’insostenibilità della situazione era stata Anita, l’associazione aderente a Confindustria che riunisce le grandi imprese dell’autotrasporto e della logistica. Già a novembre il presidente Thomas Baumgartner si era rivolto allarmato alla ministra chiedendo un intervento per scongiurare i nuovi divieti che, oltre ad estendere quelli settoriali ad altre tipologie merceologiche – carta e cartone, prodotti minerali liquidi, cemento, calce, intonaco bruciato-gesso, tubi e profilati cavi e cereali – impedisce la circolazione anche ai veicoli Euro VI immatricolati prima del 31 agosto 2018.

In Italia, fa notare ancora Anita, ben l’80% dei 71mila Tir Euro VI è stato immatricolato prima di quella data e fino a dicembre poteva circolare liberamente.
Settantunmila Tir che non possono più transitare, come la metà della flotta tedesca. Senza contare che gli autotrasportatori austriaci sono in pratica esentati dai divieti in essere. “Il provvedimento austriaco non solo viola la libera circolazione delle merci, uno dei pilastri del mercato unico europeo – denuncia Baumgartner – ma falsa anche la concorrenza sul mercato dei servizi di trasporto nella Ue perché rende le imprese austriache più competitive dei vettori italiani e tedeschi, che vedono aumentare i loro costi essendo obbligati a usare la ferrovia. Chiediamo al governo e alla Commissione Ue di deferire l’Austria alla Corte di Giustizia Ue per gravi violazioni dei Trattati”.
Nemmeno l’incontro del 14 febbraio, che si è tenuto proprio al Brennero, tra la Commissaria Ue ai Trasporti Adina Valean, la ministra italiana e il governatore del Land Tirolo, Gunther Platter, è riuscito a sbloccare l’impasse. Platter, con il pieno sostegno del cancelliere austriaco Sebastian Kurz, alla richiesta della commissaria Valean di fare un passo indietro ha ribadito: “Non mi muoverò di un millimetro”.

Va ricordato che sul Brennero si muove il 34% dell’export italiano, con quasi 2,4 milioni di passaggi. Ad essere colpiti dai maggiori costi del treno – che però non è in grado di soddisfare tutta la domanda aggiuntiva – dunque non sono solo le imprese dell’autotrasporto ma anche la manifattura, che rischia di vedere compromesse le supply chain con Centro e Nord Europa. “Così le nostre economie, non solo la logistica – ha commentato il bolzanino Stefano Pan, vice presidente di Confindustria – rischiano l’infarto. Senza la libera circolazione degli uomini e delle merci si mina l’idea stessa di Europa. La nostra libertà si misura sul Brennero”. Finita l’emergenza coronavirus bisognerà tornare ad occuparsi dell’emergenza Brennero.

da L’Imprenditore
di Morena Pivetti

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