Quando la crisi del coronavirus ha iniziato a manifestarsi nell’enormità della sua portata, il settore dei trasporti si è trovato improvvisamente di fronte a innumerevoli difficoltà per il prosieguo delle proprie attività. Ad esempio, nell’immediatezza dello scoppio dell’epidemia in Italia, si sono moltiplicati i blocchi e le attività di controllo tra le frontiere dell’Unione europea, seppur in assenza di sospensione formale del Trattato di Schenghen, che regola la libera circolazione delle merci e delle persone tra i paesi membri. Tali misure di prevenzione hanno creato problemi rilevanti per il trasporto delle merci, creando improvvisi colli di bottiglia che hanno rischiato di interrompere la fornitura di beni essenziali ai consumatori. Proprio per tentare di arginare questo problema, la Commissione europea ha introdotto “corsie verdi” (green lanes) per proteggere le catene del valore europee e il trasporto delle merci, così come la libera circolazione degli autotrasportatori. Per garantire il funzionamento del mercato unico, la Commissione ha chiesto agli stati membri di individuare dei punti di accesso privilegiati – le corsie verdi appunto – tra i confini posti nel percorso dei corridoi europei TEN-T (stradali e ferroviari), nonché per i collegamenti marittimi e aerei. Il tempo di transito lungo questi passaggi, secondo la Commissione, non dovrebbe superare i 15 minuti, compresi gli eventuali controlli sanitari.
Crollo europeo
La contrazione dell’attività economica in Europa determinerà in ogni caso un impatto rilevante sul trasporto di merci nel corso del 2020. Costi crescenti di trasporto, minore domanda da parte dei consumatori e saturazione dei principali centri di stoccaggio delle merci comporteranno, secondo recenti stime, un crollo dei trasporti su gomma nell’ordine del 17% nel corso dell’anno. Il settore del trasporto merci in Europa permette il funzionamento di quasi il 27% del Pil (20% solo l’autotrasporto) e garantisce lavoro a circa 4 milioni di persone. Un settore ancora fortemente dominato e sbilanciato sui trasporti su gomma, che rappresentano il 75,3% del totale, contro il 18,7% dei trasporti su ferro. L’autotrasporto è molto spesso il segmento finale di una filiera che comprende anche il cargo marittimo o aereo, che nei primi quattro mesi del 2020 ha registrato contrazioni rilevanti e ritardi accumulati nei volumi di merci trasportate. Le difficoltà del trasporto marittimo e aereo di merci causate dall’epidemia, prima in Cina e poi in Europa, hanno tuttavia fatto registrare un dato interessante: nel marzo 2020 i volumi di traffico merce trasportati tra Cina e UE sono aumentati del 36%, solo in parte a causa dell’ingente invio di materiale sanitario. Nello stesso mese infatti il traffico merci per via aerea tra Cina ed Europa è diminuito del 60%, mentre i porti in Europa stanno lavorando al 20-30% della capacità abituale. Segnali che non trovano riscontro ad esempio in India, dove il lockdown nazionale ha fatto crollare, nei primi dieci giorni di aprile, il trasporto interno di merci su ferrovia del 36% rispetto all’anno precedente.
Profonde ferite per l’Italia
Per la logistica italiana l’epidemia da coronavirus sta determinando profonde ferite. Solo nei primi due mesi del 2020 Confetra stima una riduzione dei volumi movimentati pari al 35-45% rispetto all’anno precedente. Il cargo ferroviario, dall’avvio del lockdown nazionale, ha fatto registrare una riduzione del 50% della merce movimentata. Numeri ancora più cupi per l’attività dei corrieri e di consegna all’ultimo miglio, che ha subito una contrazione fino al 70%. L’aumento degli ordini online e della richiesta di consegna a domicilio da parte dei consumatori finali non è riuscito infatti a compensare i crolli derivanti dal blocco di tutte le spedizioni industriali. A ciò si aggiungono i problemi dell’arrivo delle merci nei porti e del loro smistamento: nei porti dell’Adriatico settentrionale la movimentazione cargo si è ridotta del 20%, e del 10-15% in quelli del Tirreno centro-settentrionale. Le previsioni per i mesi di aprile e maggio non lasciano ben sperare: il settore della logistica si aspetta una riduzione annuale del fatturato tra il 18 e il 30%, equivalenti a 17 miliardi di euro di fatturato e 320 mila posti di lavoro.
Fonte: ISPI