Primo via libera del Parlamento europeo alla riforma codice doganale

Il 22 febbraio la Commissione per il Mercato interno e la protezione dei consumatori (IMCO) del Parlamento europeo ha espresso il primo voto sulla riforma del codice doganale dell’UE approvandola con 34 voti favorevoli, nessuno contrario e cinque astensioni. Il progetto di relazione sarà ora sottoposto alla votazione della sessione plenaria del Parlamento, riunione che è attesa nel corso del prossimo mese.

Con la riforma si prende atto dei recenti e meno recenti sviluppi del commercio mondiale affrontando questioni legate all’e-commerce e agli ordini di beni provenienti da Paesi extraeuropei. A tal proposito, il progetto di relazione prevede l’obbligo per le grandi piattaforme di e-commerce di fornire informazioni sulle merci da spedire nell’Unione Europea entro un giorno dal loro acquisto al fine di fornire alle autorità doganali maggiori dati sulle merci in entrata nell’UE che potrebbero non essere conformi alle norme europee. Con la riforma verrebbe introdotto anche un sistema multilivello di operatori certificati con l’obiettivo di evitare controlli doganali su spedizioni e società che rispettano le norme e di concentrare le ispezioni su attività più a rischio. Inoltre con la riforma verrebbe istituito il DataHub dell’UE, una nuova piattaforma digitale per la presentazione delle informazioni alle autorità doganali.

Nelle scorse settimane diverse associazioni europee e internazionali dei settori marittimo-portuale e della logistica hanno espresso sostegno, nonché qualche preoccupazione , su un progetto di legge che – secondo il relatore del Parlamento, Deirdre Clune, assicura «che le merci che entrano nel territorio dell’UE siano sicure e soddisfino i requisiti dell’UE, garantendo allo stesso tempo che le procedure doganali siano quanto più efficienti possibile per gli operatori economici, riducendo gli oneri amministrativi per le imprese».

Oggi le associazioni ECSA, ECASBA, ESC, ESPO, FEPORT e World Shipping Council, in rappresentanza di caricatori, spedizionieri, porti, terminal portuali, agenti marittimi e armatori, hanno espresso gratitudine «per gli importanti progressi compiuti dalla Commissione IMCO e – si legge in una nota diffusa dalle sei organizzazioni – per l’attenzione prestata alle preoccupazioni del settore marittimo e portuale. Esortiamo la Commissione Europea e il Consiglio – hanno specificato le associazioni – a tenere conto di queste posizioni e a collaborare con il settore per affrontare altre questioni in sospeso al fine di sostenere al meglio gli scambi commerciali europea per via marittima».
Riferendosi agli sviluppi presso la Commissione parlamentare, ECSA, ECASBA, ESC, ESPO, FEPORT e WSC hanno precisato che è stata «particolarmente apprezzata la posizione dei deputati contrari alla proposta di revisione delle attuali norme sulla custodia temporanea delle merci nei porti dell’UE. La proposta della Commissione Europea di ridurre da 90 a tre giorni la durata massima della custodia temporanea – hanno sottolineato – è poco praticabile per il trasporto marittimo, dato che impone oneri amministrativi significativi e riduce l’efficienza dei porti dell’UE nella gestione, importazione, esportazione e trasbordo delle merci. Le modifiche dell’IMCO manterrebbero l’attuale quadro giuridico che è adeguato e idoneo allo scopo. Tuttavia – hanno precisato – altre questioni devono ancora essere affrontate».

«Quest’anno – hanno ricordato a tal proposito le associazioni – verranno lanciati nuovi importanti sistemi IT e procedure di ingresso per il trasporto marittimo, incluso il sistema ICS 2 trasformativo della sicurezza delle merci. Finché questi nuovi processi e sistemi IT rimarranno in funzione, la base giuridica esistente su cui si basano i preparativi, gli investimenti e da cui dipende il loro funzionamento, deve essere mantenuta in vigore. Questo mancava nella proposta della Commissione Europea. Gli emendamenti della Commissione – hanno osservato le associazioni – risolvono parzialmente il problema proponendo di estendere le norme esistenti e i requisiti in materia di dati relativi ai “sistemi elettronici” del Codice Doganale dell’Unione. Tuttavia, la certezza giuridica per processi come la sicurezza del carico va ben oltre i sistemi elettronici. Anche gli obblighi giuridici a carico di enti e autorità devono essere mantenuti giuridicamente. Ciò – hanno evidenziato – dovrebbe essere risolto urgentemente».

Riferendosi, infine, alla proposta di creare un DataHub dell’UE, le associazioni hanno rimarcato che, perché apporti vantaggi, questa nuova piattaforma nonché le piattaforme della Maritime Single Window e della Customs Single Window dell’UE dovranno essere tutte perfettamente integrate.

 Fonte: INFORMARE

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