Il porto di Rotterdam, il più grande d’Europa e uno dei più importanti al mondo, reso oggi ancor più centrale dalle nuove rotte conseguenti alla Crisi del Mar Rosso, ha affrontato nel 2023 una serie di difficoltà che hanno influito non sempre positivamente sui suoi traffici e sulla sua competitività.
Al tempo stesso, lo scalo dei Paesi Bassi ha intrapreso una transizione verso un modello di business più sostenibile e innovativo, basato su tecnologie digitali ed energie rinnovabili.
Curiosa, per noi che siamo abituati all’ipercriticismo nei confronti delle politiche industriali nostrane, suona la richiesta dell’autorità portuale di maggior supporto e più incentivi da parte del governo olandese per favorire gli investimenti necessari a rendere Rotterdam un porto 4.0.
Un 2023 a corrente alternata
Nel 2023 il porto di Rotterdam ha registrato un calo del 6,1% del traffico, passando dai 469,4 milioni di tonnellate del 2022 ai 440,7 milioni di tonnellate del 2023.
Questo risultato negativo è stato determinato da diversi fattori, prime fra tutte cui le tensioni geopolitiche degli ultimi tre anni, che hanno ridotto il commercio internazionale tra l’Europa e alcuni dei suoi principali partner, come la Russia, prima, e il Medio Oriente, adesso.
Le sanzioni contro la Russia, imposte dall’Unione Europea a seguito dell’annessione della Crimea e del conflitto in Ucraina, hanno colpito in particolare il traffico di carbone e di rinfuse secche, che sono scesi del 12% nel 2023.
Le tensioni in Medio Oriente hanno invece una componente storica, che affonda negli strascichi dei conflitti in Siria e dalle crisi diplomatiche con l’Iran, e una attuale, determinata dalla guerra tra Israele e Hamas, con l’effetto collaterale delle aggressioni Houthi nel Mar Rosso. L’influenza sul traffico di container, prima che le rotte si riorganizzassero, è stata forte, con una diminuzione del 7% nel 2023.
Vi sono poi cause interne all’Occidente, come la bassa crescita economica, che ha rallentato la domanda di beni e servizi in Europa e nel mondo, è un’altro fattore di cui tenere conto.
Il porto di Rotterdam, essendo un hub logistico per il mercato europeo, ha risentito della debolezza dell’economia continentale, che nel 2023 è cresciuta solo dello 0,8%, il tasso più basso dal 2019.
La crisi economica ha avuto effetti negativi anche sul traffico di prodotti petroliferi, appesantiti dall’ulteriore ostracismo derivato dalla rottura dei rapporti con la Federazione Russa, che è calato del 4% nel 2023.
A crescere è stata invece l’inflazione, che ha eroso il potere d’acquisto dei consumatori e delle imprese. L’inflazione nell’area euro ha raggiunto nel 2023 il 3,2%, il livello più alto dal 2012. Questo fenomeno è stato causato dalla scarsità di materie prime, dalla carenza di semiconduttori, dalla svalutazione dell’euro e dalla politica monetaria espansiva della Banca Centrale Europea. L’inflazione ha aumentato i costi di produzione e di trasporto, rendendo meno conveniente il commercio via mare.
Le conseguenze della crisi: quote di mercato perse e clima incerto
La crisi del porto di Rotterdam ha avuto delle ripercussioni negative sia sul piano interno che su quello esterno. Sul piano interno, il porto ha subito una riduzione dei ricavi e dei profitti, che ha messo a rischio la sua capacità di investimento e di innovazione.
Sul piano esterno, il porto ha perso quote di mercato rispetto ad altri porti europei, che hanno saputo approfittare della situazione o che hanno beneficiato di condizioni più favorevoli.
Tra i principali concorrenti del porto di Rotterdam, si possono citare il porto di Anversa e il porto di Amburgo.
Anversa nel 2023 ha aumentato il suo traffico del 2,5%, raggiungendo i 238,7 milioni di tonnellate. Il porto belga ha sfruttato la sua posizione geografica, più vicina al cuore dell’Europa, e la sua specializzazione nel traffico di container, che è cresciuto del 4,2% nel 2023. Il porto di Anversa ha poi investito in infrastrutture e in progetti di sostenibilità, come il terminal di idrogeno e il parco eolico offshore.
Il suo traffico transitato dallo scalo di Amburgo nel 2023, invece, è incrementato del 3,1%, arrivando a 140,6 milioni di tonnellate. Il porto tedesco ha beneficiato della ripresa dell’economia nazionale, che nel 2023 è cresciuta del 1,6%, il tasso più alto tra i paesi dell’area euro.
Il porto di Amburgo ha anche potenziato le sue connessioni con i paesi scandinavi e baltici, senza trascurare la digitalizzazione e l’efficienza energetica.
Sul porto di Rotterdam si è inoltre abbattuta un’altra preoccupazione, determinata dal clima di incertezza instauratosi nel 2023 per la scarsa chiarezza sulle politiche ambientali e fiscali da parte dell’Unione Europea e del governo olandese.
Il porto di Rotterdam ha infatti bisogno di dati certi per poter pianificare i suoi investimenti in innovazione e in sostenibilità, e per poter competere alla pari con altri porti che ricevono aiuti di Stato o che hanno normative più favorevoli.
Sostenibilità e innovazione, il modello di ‘porto 4.0’
Nonostante le difficoltà, il porto di Rotterdam ha intrapreso una transizione verso un modello di business più sostenibile e innovativo, basato sulle tecnologie digitali e le energie rinnovabili.
Sono stati infatti avviati diversi progetti di innovazione e trasformazione digitale, che lo hanno portato a essere considerato un esempio di ‘porto 4.0’, ovvero un porto intelligente, sostenibile e resiliente.
Tra i principali progetti di innovazione e trasformazione digitale, si possono citare:
Il progetto 42, che mira a creare una piattaforma di dati condivisi tra tutti gli stakeholder del porto, come le autorità portuali, i terminalisti, i trasportatori, i doganieri, i clienti e i fornitori. Questa piattaforma permette di migliorare l’efficienza, la sicurezza e la trasparenza delle operazioni portuali, grazie all’uso di tecnologie come l’intelligenza artificiale, il cloud computing, l’Internet of Things e la blockchain.
Il progetto CO2, che mira a ridurre le emissioni di carbonio del porto. Questo progetto prevede la cattura della CO2 prodotta dalle industrie presenti nel porto, il suo trasporto attraverso una rete di tubature, e il suo stoccaggio in giacimenti sotterranei nel Mare del Nord. Questo progetto contribuisce a rendere il porto più sostenibile e a rispettare gli obiettivi di riduzione delle emissioni stabiliti dall’Accordo di Parigi sul clima.
Il porto di Rotterdam ha anche investito in altri progetti di sostenibilità e innovazione, come il terminal di idrogeno, il parco eolico offshore, il porto intelligente, la logistica intelligente, il trasporto autonomo, la robotica, la realtà virtuale e aumentata, e la formazione continua del personale.
Questi progetti hanno lo scopo di rendere il porto più competitivo, più resiliente e più in linea con gli obiettivi di sviluppo sostenibile dell’ONU.
Il sostegno del governo olandese e la collaborazione tra i porti europei
Per poter realizzare la sua visione di ‘porto 4.0’, Rotterdam ha bisogno del sostegno del governo olandese, che deve garantire un clima favorevole agli investimenti e alla concorrenza leale.
Al governo di Amsterdam viene infatti richiesto di armonizzare le politiche ambientali e fiscali con quelle dell’Unione Europea, in modo da creare un livello di concorrenza leale tra i porti e da incentivare gli investimenti in sostenibilità e innovazione.
Allo Stato olandese è poi chiesto di sostenere finanziariamente e istituzionalmente i progetti di innovazione e trasformazione digitale del porto, in particolare quelli che rientrano nella rete transeuropea di trasporto (TEN-T) e nei programmi di cooperazione territoriale dell’UE. Il porto di Rotterdam ha infatti beneficiato di diversi fondi europei per realizzare i suoi progetti di ‘porto 4.0’, come il progetto 42, il progetto CO2, il progetto SUSPORT e il progetto DIGSEA.
Favorire il dialogo e la collaborazione tra il porto, la città, la regione e gli altri stakeholder, in modo da creare una visione condivisa e una strategia integrata per lo sviluppo delle aree portuali, è poi un’altra azione fortemente caldeggiata.
Il porto di Rotterdam ha infatti promosso diverse iniziative di partecipazione e di consultazione con i cittadini, le imprese, le associazioni, le università e le altre istituzioni, per coinvolgerli nel processo di riqualificazione delle città e delle aree portuali, un altro tema fortemente sentito per lo sviluppo armonioso dello scalo.
Fonte Logisticanews di Andrea Lombardo