Il Regno Unito preoccupato per ritardi e intasamenti nei porti, le frontiere restano aperte. Ipotesi ispezioni per prodotti ‘più pericolosi’ e attuazione graduale del nuovo regime
Bruxelles – Brexit, ma niente Brexit. Un paradosso? No, la consapevolezza che ripristinare i controlli doganali veri potrebbe comportare “un’interruzione significativa” nell’import di prodotti dell’Unione europea.
Per questa ragione le autorità britanniche hanno comunicato di non voler ritornare ai controlli portuali rafforzati e capillari.
Un documento del Dipartimento per l’Ambiente, gli affari alimentari e rurali del Regno Unito (Defra), e visionato da Financial Times mette in luce il rischio di ritardi nelle consegne delle merci in caso di un nuovo regime di controlli post-Brexit, ragione per cui nonostante l’uscita dall’Ue si continuerà a ragionare come prima del referendum che ha prodotto nuove relazioni tra le due sponde della Manica.
Il Regno Unito ha continuato a rinviare il ripristino dei nuovi controlli di frontiera dal 2021, e avrebbe dovuto metterli a regime questo mese.
Ma le autorità portuali, non più attrezzate per una nuova mole di controlli e ispezioni, hanno avvertito che non sarebbero in grado di rispondere alle nuove disposizioni nazionali. Da qui la decisione di procedere con un approccio flessibile. si procederà a controlli solo per “prodotti ad alto rischio” quali carni, prodotti alimentari e tenendo conto di quanto è intasato il porto d’ingresso.
Per ora, dunque, niente ‘tagliola’. Ma l’idea su cui si ragione oltre Manica è la possibilità di un ritorno graduale a un nuovo regime di pieni controlli alle dogane, soprattutto quelle portuali, che nel caso del Regno Unito sono i confini di terra per l’isola.
Una situazione che mostra come la Brexit abbia prodotto ripercussioni nella vita pratica di tutti i giorni.
EUnews di Emanuele Bonini Aprile 2024