I dati della crisi dell’autotrasporto

In dieci anni il numero totale delle imprese è diminuito del 21%

  Secondo i dati di Infocamere, negli ultimi 10 anni sono scomparse ben 21.248 aziende di autotrasporto. Nel dettaglio, nel periodo compreso tra il 2013 e il 2023, il numero totale di imprese è diminuito del 20,8%, passando da 101.935 a 80.687 unità. Tuttavia, vi è una evidente tendenza verso forme societarie più strutturate, spesso frutto di fusioni e acquisizioni, come emerge dalla nuova edizione dei “100 numeri per capire l’autotrasporto – Tutte le spine della sostenibilità”, edito da Federservice (Gruppo Federtrasporti) e curato dalla redazione di Uomini e Trasporti, presentato nel contesto del Transpotec a Milano.

 In particolare, le società di capitali hanno quasi raddoppiato il loro numero in questi 10 anni (+46,3%), raggiungendo oggi il 32% del totale con 26.458 realtà. Sono le uniche ad evidenziare un incremento, mentre tutte le altre tipologie sono in calo, con una diminuzione marcata delle imprese individuali, note come padroncini, che nonostante rappresentino ancora il 46% del totale, sono diminuite del 40%. Attualmente, in Italia, ci sono 961 aziende con un parco mezzi superiore ai 100 veicoli, gestendo complessivamente 260.338 camion, ovvero il 30,5% dell’intero parco con targa italiana.

 L’evoluzione del trasporto di merci su gomma è rapida, anche a causa di crisi internazionali come la pandemia e le tensioni nel Mar Rosso, che stanno spingendo le catene logistiche a ridefinirsi e le imprese a adattarsi alle nuove esigenze del mercato. Molto di questo cambiamento è dovuto alle numerose acquisizioni e fusioni che hanno coinvolto il settore: dal 2021 al 2023, sono state registrate ben 52 operazioni di merger e acquisition nel settore del trasporto e della logistica secondo l’Osservatorio Contract Logistics del Politecnico di Milano. Si sono verificate anche altre forme di aggregazione, molte delle quali guidate da grandi realtà che si basano su una rete di “padroncini”, condividendo tecnologie, processi operativi e, talvolta, addirittura il logo aziendale. Tali operazioni si riflettono positivamente sui bilanci, con un aumento della redditività e dell’efficienza gestionale: l’incremento medio del valore aggiunto delle aziende di autotrasporto tra il 2012 e il 2022 è stato del 32,75%, superiore alla crescita della produzione (13,33%), mentre il ritorno sull’investimento è passato dall’1,4% del 2012 al 5,26% del 2022.

 Tuttavia, ad ostacolare questa crescita c’è la carenza di autisti, una problematica che ha preso piede a causa dell’emergenza autisti: in Europa mancano circa 600.000 autisti, e l’Italia non è un’eccezione. Secondo i dati del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, sono più di 400.000 gli autisti italiani che, tra il 2019 e il 2024, non hanno rinnovato la carta di qualificazione del conducente, documento essenziale per guidare un Tir o un autobus. Questa situazione si riflette anche su altre figure professionali esperte di logistica e trasporto che scarseggiano. A lasciare il settore sono stati soprattutto autisti tra i 30 e i 50 anni, che dopo la pandemia hanno cercato e spesso trovato opportunità di lavoro in altri settori, come le consegne in città, in forte crescita con lo sviluppo dell’e-commerce. Tuttavia, c’è la buona notizia che i giovani stanno tornando gradualmente all’autotrasporto: gli autisti under 25 in possesso della carta di qualificazione del conducente sono aumentati del 65,9% dal 2019 a oggi, sebbene rappresentino ancora una percentuale limitata dell’intero corpo degli autisti.

Per quanto riguarda la sostenibilità ambientale nel trasporto su gomma, la strada da percorrere è ancora in salita. Attualmente, più del 97% dei veicoli da trasporto merci con capacità superiore a 3,5 tonnellate è alimentato a gasolio, anche se si sta facendo spazio l’uso di biocarburanti come l’HVO per i motori diesel esistenti. L’elettrificazione dei mezzi pesanti registra ancora cifre basse, con soli 72 camion a batteria venduti nel 2023, in crescita rispetto agli anni precedenti, ma ancora lontani da un impatto significativo. Al 31 dicembre 2022, su oltre 4 milioni di autocarri merci in circolazione, la quota di veicoli a batteria è trascurabile (12.948), evidenziando un’obsolescenza crescente del parco circolante. Inoltre, l’adozione di alimentazioni a basso impatto ambientale come il metano e il GNL è ancora limitata, con entrambi i carburanti che non superano il punto percentuale dell’immatricolato nel 2023, probabilmente a causa degli aumenti di prezzo derivati da conflitti internazionali come quello in Ucraina.

 Fonte: LA STAMPA

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