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    La crisi del Mar Rosso

    I porti italiani sono tra i più esposti alla crisi del Mar Rosso, causata dagli attacchi dei ribelli Houthi contro le navi mercantili che transitano dal Canale di Suez. Questa situazione ha costretto alcune compagnie di navigazione a deviare le rotte attorno al Capo di Buona Speranza, allungando i tempi di consegna di 10-15 giorni e aumentando i costi di trasporto.

    I porti italiani dipendono fortemente dal traffico proveniente dal Canale di Suez, che rappresenta il 40% del loro commercio marittimo internazionale, pari a circa 154 miliardi di euro nel 2022. La crisi potrebbe avere ripercussioni negative sull’economia e sull’industria italiana, che importa molti materiali e prodotti dall’Asia, e potrebbe spingere alcuni esportatori a optare per il trasporto ferroviario, più veloce ma più costoso.

    Gli operatori portuali italiani – e non solo – chiedono alla Commissione europea di intervenire per risolvere la crisi e di sviluppare una strategia a lungo termine per i porti europei, che tenga conto delle sfide e delle opportunità del futuro.

    Il Parlamento europeo riconosce il ruolo strategico dei porti

    Il 17 gennaio 2024, il Parlamento europeo ha adottato una relazione sulla costruzione di una strategia portuale pan-europea: in essa si riconosce e sostiene il ruolo strategico e multidimensionale dei porti europei, che sono essenziali per la mobilità, il commercio, l’industria, l’energia e l’ambiente.

    Sempre il documento, denominato Berendsen report, chiede alla Commissione europea di sviluppare una visione a lungo termine per i porti europei, che tenga conto delle sfide e delle opportunità poste dalla transizione verde e digitale, dalle conseguenze della pandemia di COVID-19, dalla concorrenza globale e dalla sicurezza.

    Viene sottolineata anche l’importanza di garantire condizioni di parità tra i porti europei, di promuovere la cooperazione e l’integrazione tra i porti e le loro comunità, di sostenere gli investimenti e l’innovazione negli scali e di migliorare la governance e la trasparenza delle infrastrutture stesse e delle autorità portuali.

    L’ESPO (European Sea Ports Organisation) ha accolto con favore la relazione, definendola un forte segnale politico a sostegno dei porti europei e un riconoscimento del loro ruolo chiave per il futuro dell’Europa.

    Trasporto ferroviario dalla Cina, un’alternativa in crescita

    Mentre i porti europei affrontano la crisi del Mar Rosso, il trasporto ferroviario dalla Cina si presenta come un’alternativa in crescita. Due importanti scali ferroviari situati nello Xinjiang, il Passo di Alataw e il Porto di Horgos, hanno gestito oltre 70.000 treni merci tra Cina ed Europa dal loro avvio, avvenuto nel 2013 il primo e nel 2016 il secondo.

    I due scali ferroviari sono strategici per l’iniziativa della Cintura e della Via della Seta, e rappresentano più della metà del volume totale dei treni merci tra Cina ed Europa; le due infrastrutture, dalla loro inaugurazione, hanno migliorato l’efficienza e la capacità del trasporto ferroviario, riducendo il tempo di sosta dei treni da oltre 12 ore a 6-8 ore .

    I due interporti offrono 195 rotte operative, che collegano 45 città e regioni in 25 paesi e regioni, e trasportano oltre 200 categorie di merci.

    Il trasporto ferroviario dalla Cina offre dei vantaggi in termini di velocità, sicurezza e impatto ambientale, ma presenta anche ostacoli in termini di costi, capacità e standardizzazione. Anche per evitare che questa modalità eroda un’ulteriore quota di mercato al trasporto marittimo, è necessario che i porti europei si coordinino.

    di Andrea Lombardo da Logisticanews

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