ANITA, l’Associazione di Confindustria che rappresenta le imprese dell’autotrasporto merci e della logistica, accoglie con pieno favore il parere motivato con il quale la Commissione Europea ha riconosciuto le ragioni dell’Italia sulla violazione dell’art. 259 del TFUE da parte dell’Austria per 4 tipologie di divieti del Tirolo lungo l’asse del Brennero: divieto notturno; divieto settoriale di circolazione per alcune merci; divieto invernale di circolazione nelle giornate di sabato; sistema “contagocce”, che limita la circolazione dei mezzi pesanti e del traffico merci a Kufstein, in direzione dell’Italia.
“Apprendiamo con grande soddisfazione il parere della Commissione rispetto alla controversia che da anni vede contrapposte Italia e Austria sul tema del transito delle merci attraverso l’asse del Brennero“. Lo afferma Riccardo Morelli, Presidente ANITA, secondo cui: “La notizia rappresenta una vittoria significativa per il nostro Paese e per le imprese che quotidianamente muovono l’economia nazionale, portando il made in Italy verso il Nord Europa“. “ANITA – conclude il Presidente Riccardo Morelli – esprime un sentito ringraziamento al Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Matteo Salvini, per aver sollecitato il Governo italiano a intraprendere l’iniziativa nei confronti dell’Austria, dimostrando di credere fermamente nelle ragioni evidenziate da ANITA; nonché a coloro che si sono impegnati per raggiungere questo risultato. Garantire la libera circolazione e la concorrenza leale tra le imprese è di fondamentale importanza per la competitività dell’economia nazionale“.
“Abbiamo sempre sostenuto che le varie misure austriache contro il transito delle merci attraverso il Tirolo sono discriminatorie e contrarie al principio della libera circolazione delle merci e che oltre a ledere le normative comunitarie comportano un grave danno all’economia italiana” – sottolinea Thomas Baumgartner, Past President di ANITA con delega al Brennero – “Siamo contenti della netta presa di posizione della Commissione Europea che dà ragione alle nostre tesi, confermando che le giustificazioni espresse dall’Austria rispetto alla sicurezza della circolazione e alla tutela ambientale non sono valide”.