Come la guerra sta riscrivendo le regole del trasporto marittimo

Le ripercussioni delle tensioni geopolitiche nel Medio Oriente stanno influenzando le tariffe di spedizione e le operazioni logistiche creando crescenti difficoltà al trasporto marittimo

L’escalation delle tensioni in Medio Oriente sta causando un aumento, peraltro previsto già prima  degli attacchi missilistici del 13 aprile 2024, delle tariffe di trasporto delle merci e dei premi richiesti per il rischio derivante dalla guerra atto.

Il timore dell’estensione del conflitto con il coinvolgimento di altre forze belligeranti e di paesi come l’Iran ha aumentato le preoccupazioni sulla sicurezza delle principali rotte commerciali e sulla stabilità di alcuni hub regionali.

Il continuo susseguirsi di incidenti ha poi sollevato paure di un’escalation ancora più ampia con il rischio di interruzioni delle operazioni marittime e gravi ripercussioni sulle catene di fornitura logistiche.

Implicazioni per il commercio globale e per la logistica

Il trasporto marittimo di container continua, quindi, dopo i danni provocati dalla pandemia e dalla guerra in Ucraina, ad essere ostaggio degli incidenti geopolitici. 

Gli operatori di spedizioni sono costretti costantemente a riesaminare le loro rotte di spedizione per assicurare sicurezza ai propri trasporti e stanno considerando l’uso di punti di transhipment invece di fermate dirette nei porti del Golfo Arabico.

Le compagnie di navigazione stanno rispondendo in vari modi all’incremento delle criticità in Medio Oriente. Alcune delle più grandi compagnie di spedizioni al mondo hanno sospeso il transito nella regione, costringendo le navi ad un percorso più lungo con transito dal Capo di Buona Speranza in Sud Africa. Ciò implica però un aumento delle tariffe di spedizione a causa dei maggiori costi di carburante, equipaggio e assicurazione.

Inoltre, hanno richiesto alle Nazioni Unite di fornire una maggiore protezione militare. Questa richiesta è stata innescata dal sequestro da parte delle forze iraniane di una nave portacontainer con bandiera portoghese mentre lasciava il Golfo Persico. 

Nonostante la violenza non abbia ancora paralizzato le rotte commerciali internazionali, essa ha innescato cancellazioni e ritardi di alcune rotte di cargo aereo. 

Compagnie di spedizioni come FedEx e UPS hanno recentemente annunciato che stanno sospendendo alcuni voli cargo verso Israele, uniformandosi al comportamento di una serie di compagnie aeree che hanno ridotto il servizio nella regione.

Le interruzioni delle rotte commerciali chiave e le chiusure dello spazio aereo stanno quindi influenzando in maniera sempre più evidente il commercio internazionale e, con tutta probabilità, produrranno un aumento dei costi per le aziende e i consumatori.

Incremento delle tariffe e riduzione dell’attività logistica

Le tariffe di spedizione hanno subito un aumento significativo. In particolare, le tariffe Asia-Europa sono aumentate del 173%, superando i $4.000/FEU rispetto ai livelli precedenti.

Analogamente, i prezzi Asia-Mediterraneo sono raddoppiati, superando i $5.000/FEU.

Le compagnie di navigazione hanno introdotto sovrapprezzi dovuti ai nuovi elementi di rischio che vanno da $500 a $2.700 per container, spingendo ulteriormente i costi al rialzo favorite anche dal fatto che le interruzioni nelle rotte marittime chiave e le chiusure dello spazio aereo hanno ridotto la capacità di trasporto aereo.

Le misure di sicurezza rafforzate hanno reso la logistica del trasporto aereo più complessa, portando alcune compagnie aeree a deviare per evitare le zone di conflitto.

Le esigenze di carburante aumentate hanno inoltre diminuito lo spazio disponibile nella capacità di carico dei vettori.

Qualsiasi interruzione nel commercio di merci può avere un effetto a catena sulle catene di approvvigionamento, potenzialmente portando a carenze di merci in certi mercati o a costi aumentati a causa di tempi di consegna più lunghi o di deviazioni.

Tuttavia, alcuni paesi potrebbero trarre vantaggio dalle tensioni in Medio Oriente, utilizzando la situazione per raggiungere i propri obiettivi geopolitici ed ottenere una maggiore influenza nella regione medio orientale. Tra questi spiccano la Russia e la Cina, e in misura minore l’India.

Per contro, i paesi più colpiti appaiono certamente Israele e i territori di Gaza e Cisgiordania. Tuttavia, l’impatto economico si estende ben oltre l’area dei combattimenti. I paesi vicini come Egitto, Giordania e Libano stanno già subendo significative ripercussioni economiche. Senza considerare le notevoli ricadute sulle supply chain di tutto il mondo.

Ripercussioni per i porti italiani

Le criticità in Medio Oriente potrebbero avere un impatto significativo anche sui porti italiani producendo ritardi e aumenti dei costi di spedizione. Inoltre, il conflitto a Gaza ha creato una significativa incertezza e rischio per le rotte di spedizione nell’intero Mediterraneo orientale.

L’Italia ha recentemente approvato tre nuove importanti missioni internazionali: Levante, Eunavfor Aspides e Euam Ukraine. In particolare, l’Operazione Aspides mira a proteggere la navigazione nel Mar Rosso dagli attacchi degli Houthi. 

Tuttavia, l’attuale blocco minaccia di svantaggiare i principali porti italiani, spostando i flussi commerciali verso gli hub del Nord Europa, come Rotterdam e Amburgo, che beneficiano di percorsi alternativi. 

L’insieme di questi fattori negativi potrebbe avere un impatto significativo sulla logistica e sul commercio italiano in termini di aumenti tariffari delle spedizioni e una riduzione dell’attività logistica. 

Tutto ciò, già oggi, sta portando a perdite quantificabili e a un aumento dei costi per le aziende e i consumatori malgrado le compagnie di navigazione stiano monitorando attentamente la situazione cercando di adottare misure per mitigare l’impatto di situazioni caratterizzate da grande liquidità e imprevedibilità.

Fonte logisticanews   di Andrea Lombardo 30 aprile

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