Governo e parlamento – esortano i sindacati – dimostrino che nostro Paese rispetta regole concorrenza.
Filt Cgil, Fit Cisl e Uiltrasporti esortano governo e parlamento a dimostrare all’UE che l’Italia rispetta le regole comunitarie sulla concorrenza in tema di tassazione dei porti. A seguito del procedimento promosso dalla Commissione Europea sull’abolizione dell’esenzione dell’imposta sul reddito delle società che operano nei porti italiani, che profila una violazione del diritto comunitario in materia di aiuti di Stato, i sindacati evidenziano che ciò «rischia di innescare un meccanismo deleterio nel nostro sistema portuale».
«Rispetto alla decisione adottata dalla Commissione l’8 gennaio 2019, che
l’Italia non ha accettato respingendo gli addebiti nel marzo successivo –
spiegano le tre organizzazioni sindacali – occorre rendere consapevole la
Commissione che l’esenzione dell’imposta non ha alcuna attinenza con una
pratica distorsiva della concorrenza interna, comunitaria ma, al contrario,
rivolta allo sviluppo della competitività del sistema Paese. Non è un caso che
nella nostra legislazione sia espressamente vietato alle Autorità di Sistema
Portuale di esercitare direttamente attività, così come non è previsto dalla
norma che le stesse abbiano una Partita Iva. Ciò a dimostrare che in Italia le
AdSP, enti pubblici non economici, sono soggetti terzi che hanno una serie di
compiti istituzionali di regolazione, promozione, vigilanza e controllo, ma non
di gestione. Questo assetto è di particolare importanza visto il ruolo delle
Autorità, quali garanti pubblici, all’interno di un mondo, dove vari
competitors sono sempre più aggressivi verso la filiera terrestre del trasporto
delle merci, andando a creare dei veri e propri monopoli e posizioni dominanti
nel mercato».
«Compromettere questo assetto – affermano Filt Cgil, Fit Cisl e Uiltrasporti –
potrebbe significare determinare un colpo durissimo alle possibilità della
portualità italiana di esercitare un ruolo adeguatamente competitivo nel
settore e comporterebbe il cambiamento di ruoli e funzioni di questi enti,
anche a scapito della sicurezza e della regolamentazione di settore. Sarebbe,
in parole povere, chiedere all’arbitro di indossare la maglietta e di giocare
la partita».
«Governo e parlamento – sollecitano le tre organizzazioni sindacali –
riflettano attentamente sugli sviluppi della vicenda, per la quale è stato dato
un mese di tempo a partire dal 10 gennaio, per presentare le opportune
osservazioni, perché le responsabilità di un disastro, che potrebbe essere
annunciato, non potranno che ricadere sulla inefficienza di gestione politica
di una vicenda che ha mosso il primo passo un anno fa con risultati, sembra
evidente, piuttosto scarsi».
«Dimostrare che il modello portuale italiano è efficiente e che rispetta le
regole della concorrenza in un mercato regolamentato – sostengono infine Filt
Cgil, Fit Cisl e Uiltrasporti – deve essere un preciso impegno, a partire dalle
organizzazioni sindacali, con tutti gli strumenti a disposizione, di tutto il
cosiddetto cluster, anche se la difesa delle prerogative nazionali dovesse
chiedere di ricorrere alla Corte Giustizia UE».
Fonte: INFORMARE