Ungheria a una settimana dallo sbarco a Trieste

Sarà firmato venerdì prossimo il duplice accordo che consegnerà (bonifiche permettendo) a una società pubblica magiara 34 ettari dell’area ex Aquila per la realizzazione di un terminal multipurpose. Anche un big europeo interessato alla Piattaforma Logistica, mentre Anapo vuole il bunkeraggio

Per il momento dovrebbe trattarsi di un accordo di natura esclusivamente privatistica, ma sono insistenti i rumor di una possibile trasformazione dell’evento in una passerella politica, idonea a mostrare, con la presenza del Ministro degli Interni e vicepremier Matteo Salvini e del titolare degli Esteri ungherese Peter Szijjarto, la solidità dell’asse fra i governi italiano e magiaro.

Stiamo parlando della firma che, secondo quanto rivelato dal quotidiano triestino Il Piccolo, venerdì prossimo una società pubblica ungherese apporrà a Trieste per l’acquisizione delle società Aquila e Seastok. La prima (controllata da Teseco) è titolare di una concessione portuale sessantennale nel porto di Trieste, l’altra (joint venture fra Socogas, Butan Gas, Liquigas) della proprietà di aree attigue. Insieme sommano i circa 34 ettari che gli ungheresi vogliono, con un investimento compreso fra gli 80 e 125 milioni di euro (di cui 25 per l’acquisizione delle due società), trasformare in un terminal multipurpose (né container né traghetti, ma rinfuse, metalli e legnami) a servizio dell’economia di Budapest. Una soluzione emersa nei mesi scorsi e promossa dall’Autorità di Sistema Portuale di Trieste, capace di spodestare Koper nelle preferenze magiare per cercare un’utilizzazione proficua dell’area, incappata negli anni in problematiche di svariata natura.

Una delle quali – la bonifica, trattandosi di spazi su cui fino agli anni ottanta operava una raffineria – rappresenta ancora l’ultimo ostacolo all’investimento magiaro. Budapest ha infatti ottenuto, secondo il quotidiano triestino, di poter “recedere anche dopo la firma qualora il confronto col ministero dell’Ambiente non andasse a buon fine. La nuova proprietà chiede infatti di semplificare le procedure di risanamento, che non prevedono una bonifica ma il tombamento dei terreni inquinati e la successiva costruzione dei piazzali del terminal. Gli ungheresi domandano che il governo crei una Conferenza dei servizi che non si dedichi a tutto il sito di interesse nazionale ma soltanto alla zona ex Aquila” per agire più speditamente. E la “cancellazione dei contenziosi legali che Regione ed Ezit (Ente Zona Industriale di Trieste, ndr) avevano aperto tempo fa contro Teseco per il mancato risanamento del comprensorio”.

Normale quindi che una Regione a guida leghista quale il Friuli pensi ad un coinvolgimento del massimo livello politico, tanto più che l’Ambiente è dicastero controllato dal coinquilino di Governo. Come che sia, se non ci saranno problemi sul fronte bonifiche, la previsione è che si possa arrivare in 2-3 anni ad una prima operatività del terminal. Che nel frattempo, in attesa che gli ungheresi individuino un gestore, sarà collegato ferroviariamente alla stazione di Aquilina, da ultimarsi nel 2020.

Anche un big europeo interessato alla Piattaforma Logistica, mentre Anapo vuole il bunkeraggio

Come è noto, quello ungherese non è l’unico investimento internazionale che nei prossimi mesi sarà finalizzato nel porto di Trieste. A breve, infatti, potrebbero concretizzarsi gli interessi cinesi (China Merchants Group) per la Piattaforma Logistica, arrivata alla fine dello scorso dicembre a circa il 70% di realizzazione. “Per quanto riguarda le trattative con le controparti orientali, si è giunti al punto in cui è necessario un incontro con l’affiancamento degli advisor legali di entrambe le parti. Come è noto la trattativa ha raggiunto la fase di definizione di possibili Spa e Sha e visti i tecnicismi si prevede un incontro a Trieste da organizzarsi nel più breve tempo possibile” spiegava a inizio maggio agli altri soci (ICOP, Cosmo e Interporto Bologna), riuniti per l’approvazione del bilancio, Francesco Parisi, presidente e azionista della società.

Ma lo spedizioniere triestino aggiornava anche i partner sul fatto che, poco prima, il 27 aprile, era “stata organizzata una visita col il responsabile internazionale di una delle principali società di gestione terminal in Europa”, il cui nome però non è stato messo a verbale per riservatezza. “La visita si è conclusa con la richiesta di questo soggetto di approfondire potenziali di collaborazione futura e di un loro possibile ingresso nel capitale”, scenario che Parisi starebbe valutando in relazione a possibili vincoli di esclusiva negli accordi coi cinesi. Fra i nomi circolati quelli di TIL (gruppo MSC) e della turca Yildirim, più rispondente all’identikit per tipologia di traffici trattati.

È invece italiano l’operatore che vuole provare a contendere a Giuliana Bunkeraggi, appena passatasotto il controllo di Ocean, l’esclusiva sul mercato dei rifornimenti navali a Trieste. Anapo, società armatoriale siciliana del gruppo Bunker Energy (nuovo brand scelto da Maxcom Bunker della famiglia Jacorossi dopo le vicende penali che avevano travolto alcuni suoi manager), ha sottoposto alla Capitaneria istanza per il rilascio della “concessione per il servizio bunkeraggio a mezzo unità navale nella rada e nel porto di Trieste per la durata di dieci anni”.

A.M.

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