Sanzioni UE nella crisi Russia-Ucraina: l’allarme della logistica

La raffica di sanzioni europee seguite all’escalation della crisi in Ucraina, dapprima con il riconoscimento delle aree separatiste di Donetsk e Luhansk da parte della Russia e poi con la successiva invasione militare dell’Ucraina, stanno mettendo in profonda crisi le catene di approvvigionamento tra l’Europa e la Russia.

Un impatto non solo sui trasporti, tra blocchi e colli di bottiglia logistici nell’est Europa, ma che coinvolge anche imprese e spedizionieri ora obbligati a verifiche sia sui prodotti esportati (es. tecnologie, dual-use, settore aeronautico, semiconduttori, ecc.) sia sui soggetti, potenzialmente listati, destinatari delle merci. Il tutto inserito in un contesto finanziario in cui il rischio di non riuscire a incassare i crediti da parte delle banche russe, coinvolte per più del 70% dalle misure restrittive, e sul blocco metodi di pagamento si fa sempre più concreto. Si pensi, non da ultimo, all’esclusione di alcuni istituti di credito russi dal sistema SWIFT (Society for Worldwide Interbank Financial Telecommunications).

Questa la tempesta perfetta che si sta abbattendo sulle supply chain, dovuta a 3 pietre miliari nelle sanzioni comminate dall’Unione Europea, sincronizzate anche con Stati Uniti e Regno Unito, tramite una vera raffica di atti giuridici pubblicati in Gazzetta Ufficiale UE, per un totale di oltre 500 pagine di sanzioni, con uno shock sistemico di portata mai sperimentata di recente negli export controls e nella trade compliance.

Divieti di esportazione


Il primo aspetto risulta legato a divieti di esportazione (c.d. Export Ban), entrati in vigore in più tranches a partire dal 23 febbraio 2022. Dapprima circoscritte agli scambi tra le due aree degli oblast di Donetsk e Luhansk e l’UE, il Consiglio ha preso di mira tali regioni introducendo un generale divieto di importazione di merci da queste aree nonché un divieto di esportazione per determinati beni e tecnologie verso le stesse.

Tuttavia, a seguito dell’invasione delle forze armate della Federazione Russa in Ucraina, il 25 Febbraio 2022 le stesse sono state estese – anzitutto tramite il Regolamento (UE) 2022/328 del Consiglio del 25 febbraio 2022 che modifica il regolamento (UE) n. 833/2014 – andando a colpire numerosi settori merceologici tra cui:

1. il settore energetico, tramite l’applicazione del divieto di esportazione in Russia di beni e tecnologie specifici nella raffinazione del petrolio;

2. Il settore dei trasporti, introducendo un divieto di esportazione per beni e tecnologia relativi all’industria aeronautica e spaziale, coinvolgendo non solo gli aeromobili ma anche l’invio di loro parti e pezzi di ricambio;

3. il settore tecnologico, delle telecomunicazioni, dell’elettronica e dei prodotti a duplice-uso. Da un lato introducendo un sostanziale divieto sulle esportazioni di beni e tecnologie a duplice uso, salvo particolari eccezioni (ad esempio per scopi umanitari o intergovernativi). Dall’altro istituendo restrizioni sulle esportazioni di determinati beni e tecnologie in grado di contribuire al rafforzamento tecnologico del settore della difesa e della sicurezza della Russia. Quest’ultimo tramite l’introduzione di una specifica lista di prodotti (Allegato VII – Reg. (UE) 833/2014 – post modifica 2022) tra cui semiconduttori, prodotti elettronici, lasers, ma anche materiali di telecomunicazione, e tecnologie all’avanguardia su aerospace e navale.

Le sanzioni soggettive


Uno degli aspetti più impattanti nelle supply chain è l’impossibilità di relazionarsi con le controparti, siano esse fornitori o clienti, o in taluni casi vettori, al fine di mitigare il fenomeno noto come black-listing, tramite l’inserimento del soggetto nelle categorie di entità sottoposte a restrizioni. Questo nella crisi Ucraina ha visto un’impennata, passando in poco meno di una settimana dalle originarie 180 persone inserite dall’UE nell’elenco dei soggetti russi listati, e di 48 entità soggette al congelamento degli assett, a un listing massivo che ha raggiunto ben oltre i 700 soggetti, tra individui e società.

Parliamo di un backround sanzionatorio, dopo l’ulteriore estensione del 28 febbraio 2022 verso numerosi oligarchi russi, in cui le misure restrittive individuali si applicano a un totale di oltre 680 persone fisiche, tra cui il presidente Vladimir Putin e il ministro degli Esteri Sergey Lavrov, e poco meno di 60 entità (società, organizzazioni, ecc.), implicando un congelamento dei beni e il divieto di mettere fondi a disposizione delle persone fisiche e delle entità elencate.

Le sanzioni agli istituti finanziari e bancari


La deflagrazione delle restrizioni, ad ogni buon conto, ha primariamente colpito in prima battuta i servizi finanziari. Di fatto il pacchetto adottato a fine febbraio ha ampliato ulteriormente le restrizioni finanziarie esistenti, tagliando così l’accesso russo ai più importanti mercati dei capitali. Vieta infatti la quotazione e la fornitura di servizi in relazione ad azioni di entità statali russe nelle sedi di negoziazione dell’UE. Inoltre, introduce nuove misure che limitano in modo significativo gli afflussi finanziari dalla Russia verso l’UE, vietando l’accettazione di depositi superiori a determinati valori da cittadini o residenti russi, la detenzione di conti di clienti russi da parte dei depositari centrali di titoli dell’UE, nonché la vendita di titoli in euro a clienti russi, fatte salve particolari eccezioni.

Queste sanzioni coinvolgono il 70% del mercato bancario russo (tra cui VTB Bank, Sberbank, VEB, PSB e Gazprombank) e le principali società statali, anche nel campo della difesa. In ultima istanza è stata approvata l’esclusione selettiva, di una specifica lista di banche, dal sistema di messagistica SWIFT (Society for Worldwide Interbank Financial Telecommunications). Applicata tale misura alle banche russe sanzionate, le esclude fuori dalla finanza e dall’economia mondiale, colpendo direttamente tutti gli operatori economici europei che dovessero realizzare transazioni finanziarie tramite tali istituti. Le imprese europee si potrebbero pertanto ritrovare non in grado di incassare i crediti vantati da parte dei propri clienti russi, e all’opposto le banche russe escluse dallo SWIFT non potrebbero ricevere somme di denaro dall’estero. Leggi tutta la notizia

Fonte: EUROMERCI

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