Autisti stranieri, il paradosso della Carta di qualificazione del conducente

Le imprese italiane non possono assumere extracomunitari se non con la CQC, che però si ottiene solo nell’Unione europea. Anita esorta il governo a non ripetere lo stesso errore ora che sta per approvare il decreto flussi 2022 Il governo si appresta a varare il “decreto flussi” 2022 sull’ingresso regolare di lavoratori extra-Ue.

Come per lo scorso anno, dovrebbe contenere anche una quota riservata agli autisti professionali per il trasporto di merci su strada e dare così una boccata d’ossigeno agli operatori del settore, per far fronte alla carenza strutturale di conducenti, un fenomeno trasnazionale che interessa tutti i paesi industrializzati del mondo.

Anita, l’associazione di Confindustria che rappresenta le imprese di trasporto e di logistica, avvisa però l’esecutivo – in particolare il ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvini, e il ministro del Lavoro, Marina Elvira Calderone – che il decreto dovrà consentire il pieno utilizzo di tale strumento da parte delle imprese di autotrasporto, cosa che non è avvenuta lo scorso anno.

Infatti, spiega Anita in una nota, sebbene il decreto flussi 2021 avesse fissato un congruo numero di ingressi per gli autisti professionali, nessun conducente è potuto entrare nel nostro Paese poiché privo dei titoli abilitativi, ovvero la carta di qualificazione del conducente (abbrevviata in CQC), secondo le norme dettate dall’Unione europea.

«Le nostre imprese associate che dispongono di flotte di veicoli sono costrette in taluni casi a fermare i propri mezzi per mancanza di conducenti. Questo perché l’autista proveniente da un Paese non-Ue dovrebbe essere in possesso della carta di qualificazione del conducente già nel momento in cui entra in Italia per svolgere tale professione, cosa questa veramente assurda e paradossale: da un lato non è possibile acquisire la qualificazione europea in uno Stato non appartenente alla Unione europea e dall’altro lato non è consentito di assumere un conducente se non già in possesso della CQC europea», spiega Thomas Baumgartner, presidente di Anita, «un corto circuito normativo che deve essere affrontato e risolto nei tempi più rapidi possibili, riconoscendo all’autista estero un congruo periodo entro il quale, una volta entrato nel nostro Paese, possa lavorare e nel frattempo acquisire la CQC».

In conclusione, se anche quest’anno non viene risolta questa contraddizione il decreto flussi 2022, conclude Baumgartner, «purtroppo non darà una mano alle imprese del settore dell’autotrasporto ad assumere autisti».

Questo elemento è stato inserito in News. Aggiungilo ai segnalibri.