Una nuova cultura d’impresa per la transizione verde

Le sfide della transizione ecologica chiamano sempre più in causa il ruolo delle imprese, le strategie di investimento e il necessario cambiamento della cultura competitiva. Alcuni dati aiutano a orientarsi negli scenari del prossimo futuro.

I dati necessari per affrontare la questione

La transizione ecologica del sistema imprenditoriale è certamente uno dei temi centrali del dibattito pubblico e istituzionale. L’architettura progettuale e finanziaria del Piano nazionale di ripresa e resilienza ha recepito la priorità, mentre i frequenti eventi climatici estremi non fanno altro che ricordarci quanto sia urgente un radicale cambiamento di prospettiva anche nel nostro modo di ragionare di politica economica. In altre parole, c’è ampia condivisione sul fatto che il problema non è tanto se (sì) e quando (subito) accompagnare la transizione verde, ma come farlo per cogliere nel modo migliore le grandi opportunità che offre e minimizzare i costi di breve periodo.

Sotto questo punto di vista, è utile avere informazioni che ci mettano in condizione di comprendere come le imprese affrontano la sfida e quali sono le strategie che hanno in programma di attuare per il prossimo futuro.

Aiutano a orientarsi i dati raccolti dalla VI Rilevazione su imprese e lavoro (Ril), che fanno riferimento a un campione rappresentativo di società di persone e di capitali che operano nel settore privato extra-agricolo. 

Gli investimenti green

Nel periodo a cavallo dello shock pandemico circa il 25 per cento delle imprese aveva investito in almeno una tecnologia green; in particolare, il 17 per cento in efficientamento energetico, il 13,5 per cento in sviluppo di nuove tecnologie per ottimizzare il processo produttivo, il 9 per cento in risparmio di risorse e costi energetici e il 5,4 per cento in economia circolare, ovvero per riutilizzare materie di scarto e ridurre input durante il ciclo di vita dei prodotti.

Nonostante la quota di aziende coinvolta nella transizione non sia esigua, l’ammontare delle risorse finanziarie dedicate alle tecnologie green è stato comunque limitato: solo il 3 per cento del totale degli investimenti nel 2021, pari a circa 325 euro di euro per dipendente. Non solo. Le aziende che investono green sono prevalentemente di grandi dimensioni, localizzate nel Nord e specializzate in settori manifatturieri ad alte tecnologie e nelle utilities.

Il passato recente ci restituisce quindi una fotografia in chiaro-scuro: la transizione ecologica è in atto, ma è ancora limitata e, se non accompagnata, rischia di aumentare la disuguaglianza competitiva del nostro tessuto imprenditoriale.

Il futuro

Viste queste premesse, cosa ci possiamo aspettare per il futuro? Se ci basiamo sulle risposte degli intervistati, ci dovremmo aspettare una significativa accelerazione del processo di transizione: la percentuale di aziende coinvolte nella green economy sarebbe infatti destinata a raddoppiare nei prossimi anni. In particolare, il 42 per cento delle imprese intervistate dichiara di voler investire in almeno una tecnologia green nel periodo 2022-2024: il 33 per cento in efficienza energetica, il 26 per cento in sviluppo tecnologico, il 19 per cento in risparmio di risorse e di costi energetici e il 10,5 per cento in economia circolare.

Pur con tutte le precauzioni del caso, sarebbe dunque lecito essere fiduciosi. Tuttavia, stiamo parlando di un fenomeno estremamente complesso che si riflette non solo in elementi di calcolo microeconomico, ma anche in cambiamenti più generali, di natura geopolitica, culturale, demografica e altro ancora. Tutti questi elementi di incertezza condizionano inevitabilmente la probabilità con cui le aspettative si traducono in investimenti reali, modificando soprattutto l’ammontare e la qualità di risorse finanziarie che le aziende dedicano alla transizione green.

Arriviamo così a uno degli elementi più rilevanti del problema, ovvero ai fattori “interni” alle imprese che contribuiscono a ridurre il quadro di incertezza esterna e favoriscono un incremento effettivo degli investimenti in tecnologie green. Vi rientrano certamente l’adozione di nuove forme di organizzazione del lavoro e la capacità di consolidare relazioni industriali cooperative, un crescente investimento in conoscenze e competenze, come pure una innovazione dei modelli di management e di governance societaria.

In fin dei conti, la transizione ecologica richiede un cambiamento di prospettiva di coloro che prendono le decisioni e, per questa ragione, richiede innanzitutto una “transizione culturale” delle strategie competitive. 

* Gli argomenti riportati in questo articolo riflettono esclusivamente le opinioni dell’autore e non esprimono necessariamente quelle dell’Istituzione di appartenenza. L’Inapp non è responsabile dell’uso che può essere fatto dei dati e dei contenuti nel presente articolo. 

di Andrea Ricci da la voce.info 

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